giovedì 29 dicembre 2011

L'INQUISITORE

Ed io, piccolo e insignificante insetto,
rifiuto di un mondo ridotto a pena e dolore,
sedotto da promesse e sorrisi di prostitute
al servizio del sovrano,
mi ridussi a schiavo inibendo il mio pensiero,
per paura, per pigrizia,
servo cieco di un sistema violento e senza compassione;
Quanti ne uccisi a colpi di lama,
quanti soffrirono delle mie torture,
inflitte senza provare pena,
solo per aver proferito parola o per l'aver espresso quel pensiero
che tutti avevamo ma che nessuno osava svegliare dal sonno eterno;
Ed ora qui, come uno scarafaggio
che anche senza testa vive,
fino al morir di fame.
Fame, di sangue, di dolore, di torture
corpi innocenti, straziati
in nome di un dio,
condannati al rogo solo per paura di verità,
nascosto dietro a quella croce, mi ergo a paladino della verità,
io, il sostituto di dio,
io, il potere,
io, la giustizia,
io, il dolore e l'agonia,
io, esecutore materiale di un gioco di morte,
io, scarafaggio senza testa,
io, l'inquisitore.
(Lu)

martedì 27 dicembre 2011

RIFLESSIONI n°11 - Continuare la vita

Mi addormento fra le tue braccia,
respiro nel tuo respiro,
sento il tuo cuore, lo confondo con il mio,
le tue mani sul mio petto,
le mie poggiate sui tuoi fianchi,
inebriato dal tuo profumo,
sento la vita scorrere, impetuosa come fiume in piena,
e ti voglio mia per sempre,
fino al giorno in cui, il tempo dirà basta,
quando sarà il ricordo a farci sognare,
quando il mattino troverà terra arida su di noi,
ed il ricordo in una lapide;
Ma fino ad allora,
legata da catene d'amore, d'aria e di luce forgiate,
tu non fuggirai,
e sarà un solo respiro a scandire il giorno,
un solo gemito a illuminare la notte,
un nuovo vagito a continuare la vita.
(Lu)

Pillole n°32

Un tempo sarei riuscita a leggere ogni suo pensiero attraverso gli occhi, ma ormai non lo riconoscevo più. A volte pensavo di non averlo mai conosciuto davvero; sospettavo che ci fossimo ingannati tutti e due.
[Laurell K. Hamilton]

giovedì 22 dicembre 2011

PERSO, NEL TUO ULTIMO ABBRACCIO

Mi trovai, quel giorno,
perso nel tuo abbraccio,
l'ultimo;
Quell'emozione, la solita, sempre unica;
Tuffato nell'azzurro di un mare calmo
fra petali di rose bianche,
steso fra rovi senza sentirne le spine,
foglia in balia del vento caldo dell'estate,
tempesta d'emozioni,
quiete dei pensieri con ancora l'odore della pioggia sull'erba umida,
metà di un sogno unito nella notte,
visione di un'alba sull'oceano;
Si, mi ci trovai quel giorno di dicembre,
sentivo il tuo cuore,
i tuoi morbidi capelli,
il movimento lento del tuo respiro.
Ti sapevo unica, forte combattente
eppur così fragile come cristallo al vento.
Avrei voluto, si avrei voluto nasconderti nel mio cuore e portarti via,
vederti sorridere perchè tu lo sai fare,
vederti serena perchè questo è il dipinto di te nella mia testa;
Avrei voluto, dolce Amica mia regalarti le stesse sensazioni che tu regali a me ogni volta
ma forse il disegno non è questo,
so che tu vincerai anche questa volta,
amazzone di mille e ancor mille battaglie che la vita
ti presenterà, invidiosa del tuo sorriso,
principessa di un sogno,
cadenza di tempo, scandito dalle stagioni;
Tu sei e sempre sarai, unica nel cuore di chi ti vuol bene,
e se capiterà di cadere,
sappi che sempre ci sarà un posto in un'abbraccio
in cui riposare serena, senza dover tenere armi al tuo fianco,
solo per curare le tue ferite nell'anima e nel corpo,
e quando pronta, tornerai a vestire della tua spada e delle tue ali,
sarai libera di tornare a volare in alto,
per donare a tutti noi,
ancora il tuo cuore.
Grazie.
(Lu)

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°6

...
No, non perdetelo il tempo ragazzi,
non è poi tanto quanto si crede;
non è da tutti catturare la vita,
non disprezzate chi non ce la fa.
Vanno le nuvole coi giorni di ieri,
guardale bene e saprai chi eri;
è così fragile la giovinezza,
non consumatela nella tristezza.
Dopo domenica è Lunedì

(domenica e lunedì - ANGELO BRANDUARDI)

Pillole n°31

Il rimpianto ha le labbra: può sorridere. Il rimorso solo i denti.
[Dino Basili]

lunedì 28 novembre 2011

RIFLESSIONI n°10 - la Natura

Semi di un nuovo giorno
sparsi sul terreno,
coperti appena dalla mano sapiente di una Madre sorridente,
bagnati dalla rugiada,
germogliano rigogliosi,
si levano verso il sole,
cercano il nutrimento fortificandosi,
piccoli arbusti, oggi, alberi imponenti del domani;
Gioia per l'occhio dell'uomo saggio,
vederli crescere, come figli del suo lungo e rispettoso lavoro
forti tronchi che resisteranno al vento gelido del nord,
si faranno scudo i rami delle foglie
per riparare i nidi dalle bufere e dai temporali improvvisi,
saranno rifugio per chi vorrà riposare sotto la loro fresca ombra
durante le calorose giornate estive.
Fronde delicate di immensa robustezza,
doneranno fiori colorati a pagare l'occhio del viandante,
doneranno succulenti frutti a saziarne la fame;
Racconteranno storie di secoli vissuti ai bambini,
insegnando loro il rispetto
per quella Madre, che troppe volte ignoriamo,
per quella Madre a cui troppe volte facciamo male.
semi di oggi piantati nel domani, germoglieranno alberi
saranno riparo, saranno nutrimento,
saranno nuova cammino di vita.
(Lu)

Pillole n°30

Le aspirazioni e i desideri possono portare alla delusione, ma avere un sogno è una gioia troppo grande per non essere provata.

[Karl Bowman]

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI n°5

Benvenuto dove il tempo si è fermato
Nessuno che parte e nessuno lo farà mai
La luna è piana, non sembra mai cambiare
Solamente un pazzo etichettato
Sogna la stessa cosa ogni notte
Vedo la nostra libertà nella mia immaginazione
Senza porte chiuse a chiave, nè finestre sbarrate
Nè cose che possano far sembrare la mia mente segnata

(welcome home sanitarium- METALLICA)

venerdì 25 novembre 2011

VITTIMA DI UNO SCATTO ( sogno infranto di un'Amore illuso)

Piccola viola calpestata in un campo di fango e pietre,
disperata in una lacrima,
nutrita dall'amore;
I tuoi petali piano piano si sporcano di fango,
mentre sono calpestati senza ritegno.
Eppure, eppure fino a poco fa eri ammirata,
perfino coccolata da quella mano
che ti ha spostato l'erba velenosa dal fianco
che ti ha ammirata e fotografata,
ha vissuto nel tuo profumo ed ha goduto
dei tuoi colori e della tua bellezza;
Ed ora sei lì, a piangere da sola nel fango dell'umiliazione,
chi ti ha tradito è lontano adesso,
a cercare, forse, un nuovo fiore;
Per fargli ancora del male, per tradirlo nuovamente.
E tu, fiore spezzato in un campo di fango e pietre,
quando la rugiada del mattino ti laverà dal fango,
quando il calore del sole sanerà le tue ferite,
tornerai forse a credere ad una mano che sposterà ancora
l'erba velenosa dal tuo fianco.
Ma perchè poi?
Perchè tornare a sperare,
ciò che voleva quella mano era solo viverti, l'istante di uno scatto.
Quello che volevi tu era solo uno scatto, che durasse una vita.
(Lu)

giovedì 24 novembre 2011

SEME DI MORTE

Distese fossili di crisantemi recisi,
fanno da sfondo a righe interminabili di lapidi
sassi taglienti sul sentiero,
erba gialla cresce sui bordi di una strada arida
il sole brucia alto in questo pomeriggio d’estate,
il vento caldo, spinge secchi arbusti ridotti a irregolari sfere
sollevando polvere e sabbia nera;
Poco lontano gli avvoltoi iniziano la loro danza macabra
volando intorno ad una fossa scavata,
la pala ancora piantata sul mucchio di terra
attende il nuovo seme di morte da sotterrare,
la fila di persone, vestite di nero,
segue silenziosa un vecchio carro trainato da cavalli stanchi e lenti;
Donne avvolte in scialli di pizzo, sul volto a coprire il lutto,
pregano, stringendo fra le dita il rosario.
Passo lento, costante,
scandito solo dalla preghiera sommessa di un vecchio parroco di paese,
fino al punto prossimo alla fossa.
Il silenzio scende tutto d’intorno il calore lascia il posto al freddo glaciale
che si crea.
Pianto.
Dolore.
Rabbia.
Due figure filiformi e smunte in viso, scaricano l’ennesimo seme di morte
da piantare a terra.
Un uomo, da dietro una delle infinite lapidi
senza nome scolorite dal sole si solleva
facendo sussultare alcuni dei silenziosi presenti assorti, forse,
in una finta preghiera;
Un saluto,
l’ultima carezza ad un guscio di legno contenente un seme di morte,
un nuovo viaggio finito,
ne inizia uno nuovo,
fra altre invocazioni e preghiere la terra si adagia sulla cassa, coprendola,
un ultimo colpo di pala per fissare una nuova lapide, un nome scritto con il gesso che,
di li a poco scomparirà per un gioco del vento, uno scherzo del sole.
Lentamente come è giunta, la piccola comunità di persone giunte,
si disperde fra la polvere, lasciando il silenzio a far compagnia
alle tavole di legno piantate dritte verso il cielo,
come ad indicare la via;
Gli avvoltoi delusi spiccano il volo gridando il loro disappunto,
ultimi raggi di sole di una giornata qualunque,
illuminano fino a spegnersi una nuova lapide,
in un cimitero qualunque.
(Lu)

mercoledì 23 novembre 2011

RITORNARE (nuovo inizio di una fine)

Portami in alto,
fammi volare fra nidi di grigie sensazioni,
fra piogge e temporali,
fammi sentire il boato di un tuono
e fai ch’io veda il lampo,
freccia di luce che attraversa il cielo,
fammi posare sulla vetta di una montagna,
fai che il freddo morda il mio corpo nudo,
che io possa sentire il dolore di un cuore infranto
stringendo i pugni sporchi di fango,
lacrime amare solcano il viso
scavato da fatica e sofferenza,
gusto di sangue in bocca, misto all’amaro fiele;
Rammarico per occasioni fuggite, spazzate dal vento
come foglie secche in un viale,
mani che ora stringono la testa,
strappando capelli, picchiando pugni.
Rannicchiato ora,
posizione fetale, vorrei tornare indietro,
rinascere, cambiare percorso;
Lacrime;
Pianto disperato;
Agonia;
Freddo.
Fine.
(Lu)

lunedì 21 novembre 2011

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI n°4

È tempo di seguire le rotaie
Meglio essere sulla strada giusta
Non gridare
Non urlare
Tre strike e loro vincono
Una vergogna, hai ragione
Nessuna possibilità di vedere il combattimento
Sii un uomo, correggi gli errori
Solo ricorda che la vita è una cagna

(Life's a bitch - MOTORHEAD)

sabato 19 novembre 2011

RIFLESSIONI n°9 - Il tiratore

Sei li, fermo,
immobile nessun pensiero,
cerchi il vuoto, quella sfera in cui rifugiare la tua attenzione,
occhi a fissare il vuoto, pronti al loro compito,
la tua mente ripercorre tutto il movimento,
la spalla ferma, il gomito bloccato,
il polso fermo, le dita stringono l'impugnatura
non troppo forte non troppo debolmente,
il dito, sul grilletto, appoggiato con cura,
la concentrazione, la sfera diventa luce, illumina il percorso,
l'occhio ora, fissa un punto,
il braccio chiamato al dovere, solleva il polso dall'appoggio;
Sale verso il cielo, percorso lunghissimo di pochi centimetri,
il ventre si gonfia, mentre i polmoni si riempiono d'aria,
l'attimo, la sosta, poi la ricerca del punto esatto,
il respiro si fa immobile, parte il comando,
mentre attraversa il braccio, verifica che tutto sia giusto, tutto sia armonia,
arriva al dito, dolcemente si toglie il primo tempo, la prima fase dell'esecuzione,
si blocca sulla soglia del tiro,
sempre dolcemente varca quella porta, il comando è dato, non si torna indietro,
una frazione di secondo e l'aria spinge il pallino verso il bersaglio,
pochi istanti ancora immobili, per vedere l'esito del gesto sul nostro braccio,
l'occhio ci fa da giudice,
l'aria rimasta nei polmoni si svuota ed il braccio scende, dolcemente fino all'appoggio;
Ancora un poco di riposo per questo gesto ripetuto,
poi, l'abbandono per ricaricare un nuovo pallino, un nuovo e ripetitivo gesto,
con la consapevolezza di una disciplina
che riporta in noi stessi il nostro io;
L'attimo di nulla, la sfera di buio che diventa luce,
il gesto, l'orgoglio di praticare questa disciplina;
Io, un tiratore.
(Lu)

giovedì 17 novembre 2011

ATTO FINALE

Camminando fra gusci vuoti di esistenze fluttuanti,
trovo fra i sassi rimorsi e delusioni,
inermi granelli di polvere,
spazzati dal freddo vento del nord;
Non ho pensieri, non sento le mie mani,
il freddo dell'anima morde strappando brandelli di tempo,
sento il calore del sangue dalle ferite,
mi riscalda anche se solo per un poco,
palpebre pesanti, spilli trapassano la mia bocca,
urla di dolore silenziose e soffocate
da parole pesanti al cuore,
mortali all'amore.
Fuggi da questo incubo,
cerca pace fra le onde tumultuose di un mare nero come pece,
la luna osserva,
ride,
impreca contro di me,
pesante mi lascio trasportare sul fondo,
vedo il riflesso di una luce,
illusorio bagliore di speranza,
lama che trapassa il mio cuore,
silenzio.
(Lu)

martedì 15 novembre 2011

ESTEMPORANEO - n°1

Delirio di un pensiero,
attimo di luce,
oblio profondo,
cado nel dubbio di un domani inesistente,
mi rialzo nel presente e lo sento pulsare,
attendo in riva al mare,
sussurri del vento,
pace,
paura,
stringo la sabbia,
piango,
voglio nascondermi,
pioggia di pensieri,
impronte sulla sabbia bagnata,
scomparse fra le onde.
(Lu)

sabato 12 novembre 2011

SEDUTO FRA I PETALI DEL FIORE DI LOTO

Seduto fra i mille petali del loto
osservo sotto di me
il mondo frenetico nel suo voler vivere,
milioni di pensieri, milioni di passi
fatti senza ragionare sui perchè,
senza porsi il problema del far male o meno al prossimo,
solo dettati dalla frenesia di un tempo
che corre più veloce, che vogliamo più veloce,
e noi, invece di assaporarne il passo lento e costante,
restiamo imprigionati fra i lacci delle sue scarpe,
incapaci di reagire
ormai, come pesci nella rete,
e ci troviamo in fondo, al capolinea del viaggio,
e ci voltiamo indietro, non resta nulla
se non qualche impronta sulla sabbia
che il vento presto riempirà di nuovo.
Noi, incapaci di godere dell'attimo,
incapaci ormai di essere noi stessi;
Noi, tanti io in un contenitore
indifferenti uno dall'altro,
marionette senza filo di uno spettacolo di seconda serata.
(Lu)

giovedì 10 novembre 2011

Pillole n°32

Ciò di cui non possiamo più impietosirci non conta e non esiste più. Si capisce perché il nostro passato cessi così presto di appartenerci per prendere forma di storia: di qualcosa che non riguarda più nessuno.
(Emil Cioran)

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI n°3

Vieni con me
apri il tuo orizzonte
senza frontiere
uniremo il mondo.
Vieni con me e sogna.
Vieni con me,
la nostra forza vincerà
grazie anche a te.

(Tributo - YANNI feat.NATHAN PACHECO)

DOVE PASSA L'INFINITO

Dove passa l'infinito,
eterno spazio delicato in bilico fra l'oggi
ed il nostro desiderio;
Sosta per l'anima in cerca di risposte
passo di montagna per i nostri dubbi più profondi
orizzonte perduto allo sguardo del bimbo che scruta il suo futuro;
Là, dove l'infinito interseca la luna,
dove il sogno diventa nube
dove la parola si fa suono d'arpa,
là è il passaggio, e noi,
frenetici ricercatori del benessere
a volte non lo vediamo, persi nel nostro sguardo
bramoso di benessere.
E' là, dove passa l'infinito che un giorno
ci troveremo seduti a contare le stelle,
persi in un secondo di infinita armonia,
in pace, con il nostro cuore, con la nostra anima,
con l'universo intero.
(Lu)

lunedì 7 novembre 2011

Pillole n° 31

È in tuo potere fare dei tuoi giorni mortali un tappeto di fiori, invece di un sentiero di spine.

- Satya Narayana Raju (Sai Baba) -

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°2

Quando sei entrata nella mia vita
Ho perso il respiro
Ed il mondo ha smesso di girare
Per il tuo amore
Quando sei entrata nella mia vita
Ho perso il respiro
Perchè il tuo amore ha trovato la strada
Del mio cuore
Nel mio cuore

(When you came into my life - SCORPIONS)


RIFLESSIONI n°8 - Allo specchio (Io cerco me stesso in un riflesso)

Ogni tanto 
mi guardo davanti ad uno specchio rotto,
per vedermi riflesso in mille piccoli pezzi,
ogni pezzo una sfumatura del mio io interiore,
e mi cerco in ognuno di essi
voglio capirmi, voglio scoprire chi e cosa sono;
Ogni tanto
mi vedo sorridere e tutti i mille pezzi sorridono con me,
ogni tanto
mi vedo triste, e tutti i mille pezzi,
insieme a me, perdono il sorriso.
Ogni tanto
vorrei che uno solo di quei pezzi fosse diverso,
per scoprire chi è, chi sono;
Ma non c'è nessuno in me, oltre a me stesso,
un unici pezzo di mille frammenti diversi composto,
unica immagine in uno specchio rotto,
cerco il mio io e capisco di essere così,
ogni piccolo pezzo di me vive in me e con me
ogni piccolo pezzo è felice se io sono felice,
è triste se io sono triste,
io, uno di mille, in mille per uno solo;
Ogni sfumatura una pennellata di colore,
io, come un dipinto,
di mille colori composto, in un'immagine unica.
Io.
(Lu)


venerdì 4 novembre 2011

04/11/2011

Ancora dolore,
un'altro giorno di buio, l'ennesimo,
lacrime fra gli argini di un fiume che non hanno retto,
mani che cercano salvezza verso il cielo,
mani piene di fango e ipocrisia.
Ancora dolore,
per le anime che
in questa giornata non torneranno più a casa,
per le persone che
in questa giornata non hanno più una casa,
per chi scava per trovare un suo ricordo,
per chi non ha più neppure la forza di pensare a domani.
Ancora dolore,
fino a quando, per quanto ancora
staremo a far tutto nel non far nulla di concreto,
a costruire castelli di carte sulla riva del mare,
a credere di ingannare gli altri nell'ingannare noi stessi.
Ancora dolore,
quello di chi, domattina inizierà dal principio,
quello di chi, domattina non sarà più con noi,
chi sperava nel futuro
chi iniziava il suo futuro.
Forse ora è il tempo di un nuovo giorno,
un giorno di tutti e non di pochi,
forse ora, è venuto quel momento,
di stringerci forte in un'unico cuore
di rispettare le leggi dell'universo
e non di crederci padroni dell'universo,
ciò che ci viene tolto con l'ingiustizia
lottiamo per riaverlo ...
Solo noi?
(Lu)


TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°1

Se tu mi aprissi la tua mente
Non ti affideresti ai tuoi occhi per vedere
Le mura che hai costruito dentro di te
Crolleranno ed un nuovo mondo avrà inizio
Vivrai due volte in una sola e imparerai molte cose
Sei al riparo dal dolore nel mondo dei sogni
Un’anima che sarà libera di volare
Un viaggio andata e ritorno nella tua testa
Controllerai le tue illusioni, riesci a comprenderlo?
Il tuo sogno è vivo e tu ne sei la guida

(Silent Lucidity - QUEENSRYCHE)


giovedì 3 novembre 2011

RIFLESSIONI n°7 - strane scoperte

Entrando all'improvviso in una stanza dei miei pensieri,
ho scoperto la Vita che parlava di me con l'Amore ed il Destino ....
E sorridevano.
(Lu)

SORSI DI VITA

Vorrei bere lunghi sorsi di vita, ma mi rendo conto che non è tempo; meglio tornare a sorseggiarla poco alla volta per sentirne il sapore, per gustarne il profumo e l'intenso aroma
(Lu)

lunedì 31 ottobre 2011

RIFLESSIONI N°6 - nella notte dello Samhain

Chiama forte, fatti udire dagli dei,
grida il suo nome, non aver paura,
se l'Ami, lei aspetterà, se l'Ami lei non ti tradirà;
Vesti ancora della tua armatura, lama lucente,
alla luna intona un canto, lascia scendere lacrime e dolore,
nuova luce risplenderà al suo ritorno;
Vesti ancora del tuo coraggio, nuove gesta,
il tempo toglie tempo all'Amore, ne regala al dolore,
canta ancora alle stelle, notte eterna nell'anima;
Torna ora nel tuo villaggio,
stanco e vincente, riposa nella tua dimora,
Ecco è giunta, le sue mani sul tuo viso,
le sue labbra sulle tue,
i suoi capelli profumati ti fanno ghirlanda,
le tue lacrime ora, sanno di sorriso,
non ricordavi l'Amor così delicato,
stringi forte la sua vita, bacia le sue mani,
ha aspettato il tuo ritorno, i suoi occhi ancor per te,
lega forte il suo cuore al tuo,
accanto al fuoco, sarete ora,
per un nuovo inizio,
per l'eternità.
(Lu)

domenica 30 ottobre 2011

L'INCONTRO

Incontrai, in un pomeriggio piovoso
la mia anima, era ormai il tramonto,
mi chiese che ci facevo lì,
sotto la pioggia, con gli abiti fradici,
non seppi che rispondere, non trovai voce in me.
Volevo solo andare, verso il buio,
verso la notte, vestirmi del suo freddo e
lasciarmi baciare dalla luna,
cercavo il nulla in cui potermi nascondere,
come un bimbo che si chiude per paura
dentro l'armadio.
L'anima mi osservò e mi sorrise,
mi porse la sua mano, calda e morbida,
e sotto la pioggia iniziò a camminare con me,
verso casa, verso un riparo,
mi spiegò che non si trova rifugio nel nulla,
il vero rifugio è trovare le risposte,
cercarle nel posto più ovvio, in noi stessi,
non fuggire dagli eventi ma affrontarli,
sull'uscio di casa mi salutò,
la vidi andar via, bagnata ma sorridente,
sapevo di poterla ritrovare, sapevo che non si sarebbe allontanata;
Sapevo, ora, affrontare la luce.
(Lu)


giovedì 27 ottobre 2011

RIFLESSIONI n°5 - Paura

Smettere di essere,
per un attimo;
Smettere di sorridere,
per un secondo;
Smettere di parlare,
per un giorno;
Smettere di respirare,
per un minuto;
Smettere di camminare sulla lama di un rasoio,
per la paura di tagliarsi;
Smettere di rischiare,
per non aver paura di sbagliare;
Smettere di vivere,
per la paura di vivere.
(Lu)

Pillole n°30

Lo stato che chiamiamo realizzazione è semplicemente essere se stessi, non conoscere o diventare qualcosa.
[Ramana Maharshi]

VOGLIA DI LIBERTA'

Dedicata a tutti quelli che, come me, hanno un sogno,
uno di quelli belli, di quelli forti e puliti,
uno di quelli che non verdi l'ora di addormentarti per sentirlo tuo;
uno di quelli che ti lasciano in bocca il sapore buono del pane appena sfornato,
uno di quelli che vorresti tutti facessero, per stare meglio, per sentirsi liberi.
Un sogno di quelli che magari mai si realizzerà, ma di certo uno di quelli che saprai di aver lottato fino alla fine per non farlo fuggire.
(Lu)

domenica 23 ottobre 2011

CIAO SIC

E poi c'è il traguardo, un'ultima curva e lì dietro l'arrivo;
Com'è strano vederti sorridere in un'immagine televisiva
e saperti sdraiato su un freddo tavolo d'acciaio.
Dentro quella tuta, sotto a quel casco, il tuo sorriso, la tua incredibile capigliatura,
tu, ragazzo come molti, come tutti noi lo siamo stati, con i tuoi sogni e le tue illusioni,
le tue vittorie e il tuoi domani da costruire ogni giorno.
Disegnavi traiettorie, staccate da brivido, e li, dietro la curva,
la curva della vita
il destino disegnava invece il tuo futuro.
Resterai nel cuore, nei pensieri, non ci abbandonerà il tuo sorriso,
la tua romagnola voglia di vita e di gioco,
mentre tu ora, disegnerai nuove curve nell'olimpo
dei grandi atleti.
Ciao Marco, personaggio troppe volte discusso,
ora in cielo finisci il tuo mondiale, e non smettere mai di sorridere
perchè anche lassù, il tuo sorriso regala emozione.
(Lu)





venerdì 21 ottobre 2011

RIFLESSIONI N°4 - il debito

Entra, siediti pure, ti aspettavo
le dissi con la voce tremante;
Senza una parola si mise a sedere di fianco a me,
tirò fuori dalla tasca un vecchio foglio,
stropicciato e consunto, lo poggiò sul tavolo.
La guardai, i miei occhi erano senza colore,
lo so, dissi, non serve che lo mostri;
L'aria era fredda, il vento fuori batteva il muro della casa,
l'acqua sui vetri disegnava lacrime,
lei si alzò, ed io feci altrettanto,
non potei trattenere un tremore,
il mio respiro si fece pesante, guardai ancora una volta intorno,
respirai a fondo, un singhiozzo uscì dal petto,
iniziai a piangere, volevo fuggire,
un'attimo, mi ricomposi, quel giorno
perfino il temporale mi sembrava stupendo,
uscii e lei, dietro me, chise la porta
delicatamente senza un rumore.
Rimase solo il foglio sul tavolo,
il mio contratto, la mia firma, quella data;
Era giunto il momento di pagare il debito,
quello a cui tutti, prima o poi siamo chiamati a rispondere,
senza nessuna deroga, senza nessuna fuga;
e quando busserà alla nostra porta,
saremo impauriti ma pronti a seguirla;
La cosa strana è che non ci ricordiamo mai di aver firmato quel contratto,
ma nel grande archivio della vita,
c'è una piccola casella, con il nostro nome, il nome di ognuno di noi,
e un debito, da saldare.
(Lu)

lunedì 17 ottobre 2011

LA MIA "ROUTE 66"

Attraverso il buio della notte,
fari accesi illuminano l’asfalto nero;
il vento caldo fra i capelli ed il viso,
la mano salda sul volante,
l’autoradio accesa trasmette musica rock,
mescolatata dalla voce calda e profonda di un DJ;
in compagnia della mia solitudine e dei miei perché,
continuo a guidare, le ruote mordono l’asfalto,
il rombo del motore si disperde nel vuoto della valle,
e dalla radio la voce del dj dice che ormai le tre del mattino sono passate,
non ho sonno, non sento la stanchezza,
guido, penso, volo nel nulla restando seduto al volante;
L’indicatore del carburante mi dice che è giunta l’ora di fermarsi,
da lontano intravedo l’insegna di una stazione di servizio
buona occasione per un caffè.
Mentre l’addetto fa il pieno, al bancone
una ragazza troppo più giovane dell’età che dimostra
sbadigliando mi chiede che cosa prendo,
pago un caffè meno peggio di come mi è stato presentato e il pieno;
Riprendo girando nel quadro la chiave, le luci del cruscotto si accendono
il motore mi riporta alla realtà e la strada mi richiama all’ordine,
alla guida, verso un’alba che mi porterà ad un nuovo domani.
Le prime luci danno il saluto al deserto, il dj si congeda con un ultimo disco
country, le prime luci in cielo le prime della città, sono arrivato,
parcheggio nei pressi di un piccolo motel,
sul sedile di fianco la tua foto e la tua lettera silenziosi compagni di viaggio
li raccolgo, l’ultimo sguardo, e la mia mano, quasi a farmi un favore,
li stropiccia e li butta nel cestino.
Sospiro profondo, apro la porta, nuovo inizio.
(Lu)

Pillole n°29

L'amore uccide ciò che siamo stati
perché si possa diventare ciò che non eravamo.
[Sant'Agostino]

SEGNI DEL TEMPO

Nuvole dall'orizzonte
minacciose di pioggia si avvicinano;
Il vento spazza sulla via le foglie
ingiallite dall'autunno,
nei boschi, macchie di colore si accendono
come a formare tele dipinte da occhio d'artista.
Nuova stagione, vecchia di millenni,
ciclo di un tempo che segna il passaggio,
instancabile pendolo nell'orologio perfetto del creato,
e noi ad attendere un'altro passaggio,
davanti ad un fuoco, stretti in uno scialle di lana;
Passerà come sempre e come sempre ci sarà chi andrà
e chi deciderà di arrivare, ciclo di un tempo
che segna il passaggio;
E noi, osservatori impotenti, altro non possiamo fare
che attendere il cambio,
sperare in una nuova primavera, nei colori di un fiore,
nel tepore dell'aria,
nel pianto di un bambino.
(Lu)

martedì 11 ottobre 2011

Pillole n°28

I libri sono specchi:
riflettono ciò che abbiamo dentro.

(Carlos Ruiz Zafón)

E QUANDO TI REGALANO UN'EMOZIONE?

Capita, ed è bello
quando ti aspetti qualcosa e poi,
quel qualcosa succede e dentro di te
senti che è più di quello che ti saresti aspettato;
Quando in pochi centimetri, leggi pensieri di secoli,
quando il percorso è un pezzo di storia,
quando le dita toccano pagine che sembrano senza tempo;
Capita si, ed è bello,
osservare dagli occhi di chi lo vive cos'è un libro,
sentire nelle sue parole la familiarità
con quelle pagine mute al cuore di chi non le ha sfogliate.
Capita, ed è bello sentirsi parte di un mondo che per un'attimo
è un mondo diverso, di mille voci in un solo silenzio fatto,
intreccio di pensieri, di stati d'animo,
di etnie e di voglia di raccontare;
Capita ed è bello quando ti regalano una bella emozione,
e tu che fai? Sorridi e dici solamente grazie.
(Lu)

domenica 9 ottobre 2011

VORREI CHIEDERVI UN FAVORE ....

Ciao a tutti,
so che sono una persona fortunata perchè ho un blog che è visitato e che in molti apprezzate ciò che scrivo ma,
questa volta non è una poesia, neppure una riflessione o una pillola ....
è una semplice richiesta;
Vi chiedo per favore di leggere le parole di un'amica affetta da una malattia neuromuscolare (come tanti altri giovani e meno giovani, purtroppo) che si è trovata a riflettere su un argomento importante:
L'ASSISTENZA AD UN PAZIENTE IN OSPEDALE
al che, noi di RuotaAbile ci siamo mossi per cercare di dare questo servizio a chi, non ha possibilità di avere questa assistenza di vitale importanza.
Ecco qui la mia richiesta, leggete il post di Daniela e se di favori volete farmene due, andate anche a visitare il sito di RuotaAbile,
e se, per ultimo un favore lo volete fare ad una persona affetta da una malattia neuromuscolare ..... bè allora .... non sarò solo io a dirvi grazie ma saremo in tanti.
DAL POST DI DANIELA SU FACEBOOK:

"sono stata al Nigrisoli x il pit stop di routine. mia madre mi ha aiutato giorno e notte e mi è sembrata una cosa normale e se vogliamo anche scontata... ma purtroppo nn è così... ci sono ragazzi che nn posso contare su un'assistenza e quindi costretti a rinunciare al ricovero (di vitale importanza xkè a rischio di crisi respiratorie). Questo ci ha fatto riflettere e a...bbiamo pensato che con RUOTAABILE possiamo aiutare ragazzi e genitori troppo anziani offrendo un servizio di assistenza. NON ASPETTIAMO NATALE X FARE BENEFICIENZA, ABBIAMO BISOGNO DI TUTTI VOI X POTER GARANTIRE ORE DI ASSISTENZA IN OSPEDALE. ANCHE CON UN SOLO EURO SI PUO' FARE MOLTO SE SI è IN TANTI! ANDATE SU WWW.RUOTAABILE.ORG E SCOPRITE COME DONARE OLTRE AL NUOVO SERVIZIO DI CONSULENZA TELEFONICA X TUTTI!!!"

Luca REMBADO responsabile per la Regione Liguria Ass.ne RUOTAABILE onlus

Ass.ne RUOTAABILE onlus

giovedì 6 ottobre 2011

E POI (storia di una semplice voglia di vita)

E poi vederti,
seduta su quella roccia,
le gambe stanche rannicchiate a cercar riposo,
le braccia stringono il petto,
senti il freddo della notte, della delusione;
Le lacrime fra le tue guance scorrono fino a toccare le labbra,
il tuo viso diafano non riesce a mascherare il dolore,
eppure sei li, sei fuggita da quell'orrore,
sei fuggita da quella vita fatta di schiaffi
e di false promesse,
sei evasa dal carcere delle tue abitudini,
da quella siringa;
Ed ora, ti senti persa in un mondo diverso, fatto di colori brillanti,
che ancora non riesci a capire.
Seduta su quella roccia, al freddo,
ti senti senza un domani, proprio come dall'altra parte,
solo che la, c'era la falsa promessa di una vita di gioia;
E' forte vero la tentazione di tornare indietro,
in fondo, quell'ago ti regalava il nulla,
quel morbido letto fatto di vuoto dove perdersi nel labirinto deller illusioni;
Quando ti vidi, provai paura,
poi, capii che la tua superava la mia di molto.
Mi tolsi la giacca e copri le tue spalle
ti aiutai ad alzarti e ci incamminammo verso il sole,
fuori da questo fitto e intricato bosco di rovi,
e quando ti feci sedere sull'erba il tuo viso
cambiò, la tua pelle riprese il colore,
i tuoi occhi tornarono ad osservare,
il tuo tremore si placò, e ti vidi sorridere;
Ci abbracciammo a lungo, e restammo ad osservare il sole fino al tramonto,
poi ricordo le tue parole:"questo è il mio ultimo tramonto, prima della mia nuova alba,
ogni tramonto da domani in poi sarà nuovo",
ci alzammo e quel buio, ci scoprì complici,
i nostri passi legati da un solo rumore nel terreno,
ti portai a casa e la mattina dopo ti vidi serena,
un sorriso, senza parlare,
andasti alla fermata dell'autobus,
iniziava la tua nuova vita, il tuo nuovo viaggio.
Ed io, con la mia tazza di caffè in mano,
ti guardai partire e sorrisi.
(Lu)

lunedì 3 ottobre 2011

Pillole n°27

E chi, nel numero 27 poteva non mancare? su quella Ferrari ci hai fatto sognare e .... su questa frase mi hai fatto pensare molto; Fa riflettere e se ci si pensa bene, in fondo la vita "è" una gara no?

Ho rivisto quell'incidente e penso di aver imparato qualcosa anche da quello.
C'è sempre qualcosa da imparare.
(G.Villeneuve)


RIFLESSIONI n°3 - l'eremo

Poter vedere il mondo,
guardare il cielo,
sentire lontano il rumore del fiume,
poter dedicare al silenzio attimi importanti,
guardarsi finalmente dentro,
capire e capirsi,
cercare nel sorriso il conforto
di una domanda senza risposta,
capire il giro che fa, ogni mattina, la sorte;
Chiedere risposte al sole,
chiedere asilo alla luna,
nutrirsi di sapere e di voglia di fare,
spurgare dalla menzogna e dall'invidia,
esiliare l'ira in luoghi perduti,
rendere l'Amore al mondo,
essere grati del nuovo mattino,
non smettere mai di cercare le verità,
non smettere mai di porsi domande,
vedersi correre nel volo di un'airone,
nel lento movimento del bruco.
Capire di poter lottare senza bisogno di armi,
e lasciarsi cadere nel mare delle lacrime, per un'attimo di sconforto;
Sentirsi diversi eppure parte di questa terra,
come foglie d'autunno cadute,
che paiono inutili ma regalano colori e vita
nella loro morte;
Vedere ogni giorno un sorriso, un cerbiatto,
una farfalla sul mio bastone;
Regalare attimi di serenità, di gioco a chi ne ha bisogno;
Cercarsi ogni volta nell'alba e ritrovarsi poi nel tramonto,
tutto questo vorrei poter avere,
e dall'uscio del mio eremo,
seduto fra l'erba del bosco,
poter meditare sul domani,
perchè sia ancor migliore di oggi,
perchè sia nuovo calore sulla vita e sull'uomo.
(Lu)

DUE LETTERE SENZA DESTINAZIONE

Io e te, anime vaganti
nell'immenso universo, due lettere senza destinazione
scritte e poi riposte in un cassetto,
insieme a speranze e rimpianti.
Due lettere ripiegate con cura e messe in una busta colorata,
parole scritte con il cuore, con il pensiero,
con la forza del perdono e della rabbia,
pezzi di vita misti a sentimenti, affidati da una penna alla carta;
Imbucate dopo mille rinunce alla volta di un destino fatto di vuoto,
come lo spazio su cui scrivere il destinatario.
Due destini così così diversi eppure così simili,
io e te, chissà se mai ci siamo scontrati, per caso o per volontà,
magari senza sentirci sentiamo i nostri cuori battere,
magari senza vederci, camminiamo la stessa via,
magari senza toccarci, siamo già l'uno parte dell'altra,
proprio come due lettere senza destinatario,
destinate chissà forse un giorno a leggere l'uno le nostre pagine all'altro,
o forse mai, cercandoci per l'eternità,
io e te destino chiuso in una busta colorata senza nome,
prigionieri di un domani sconosciuto,
guerrieri dell'oggi,
poeti di ieri.
(Lu)

giovedì 29 settembre 2011

Pillole n°26

Un lembo di vita
mi cerca e si adagia su di me.
Cambiando i colori
di quello che ho avuto tranne te.
Non è che un istante d’immaginazione
che non c’è.
Mi osservo stupito per cosa ho perduto e perché.
[Deasonika]

SOGNO (in una notte di settembre)


Sei tornata, dopo tanto tempo,
sei tornata in un sogno, in una notte qualsiasi di settembre;
Bellissima come sempre eravamo vestiti dei nostri vent’anni,
in un campo, l’erba profumava di pioggia,
noi, riparati da un tetto seduti su una panca di legno;
Abbracciati come allora, il tuo viso stupendo e radioso,
il tuo corpo profumato di buono;
Ti ho baciata, sulle labbra, sul collo,
mentre scivolava via la tua maglietta, sulle spalle;
Sentivo tremare il tuo corpo, sentivo il tuo pensiero,
come allora eravamo uno di due, come la prima volta;
Fino a quando un volto sconosciuto,
ci ha separato, non so perché, non gridava, non parlava,
ci ha solo separato, e mi ha svegliato.
Ti ho perso di nuovo, ed ora chissà quando ti rivedrò,
forse di nuovo questa notte, forse mai più,
ma ancora una volta sei stata qui, con me, mia in un sogno,
lungo una notte o forse un solo minuto, ma eri tu.
Mi sono svegliato con il sorriso ed il rammarico che è solo un’illusione;
Ma che meraviglia l’averti stretto di nuovo, dopo tanto tempo a me,
e mentre tu, ora voli nella tua vita, quella reale, quella che hai scelto,
io, almeno oggi, ti penserò,
dolce cucciolo, fiore profumato dei miei vent’anni.
(Lu)

martedì 27 settembre 2011

RIFLESSIONI n°2 - sguardo di Donna

L’uomo seduto al tavolo di fronte
osservò a lungo la solitudine della donna seduta,
la tazza del caffè girava nervosamente fra le sue lunghe e affusolate dita,
lo sguardo cercava incessante fra gli altri volti qualcosa o qualcuno,
era ormai passato il tempo, le lancette dell’orologio sulla parete
avevano fatto già un giro abbondante e ancora nulla;
Lo sconforto iniziò a disegnare, sul suo viso, con i classici toni della delusione e della rabbia,
la tazza ormai vuota era poggiata male sul piattino, sopra il cucchiaino, in bilico,
le mani ora, cercavano insieme agli occhi un numero sul cellulare,
il pollice premette il tasto invio e portò all’orecchio il piccolo apparato,
inutili squilli, nessuno rispose, posò il cellulare in borsa
e portò le mani fra i suoi lunghi e ricci capelli castani, tenendosi il viso,
nascondendo ora, una lacrima.
Con un piccolo e candido fazzoletto si asciugò gli occhi,
lo specchietto per vedere se il trucco che per quell’incontro aveva messo,
sobrio e molto femminile, avesse lasciato sbavature sul volto;
Prese dal portafogli una banconota, la posò sul tavolo, si alzò
sistemandosi la gonna e la giacca del tailleur azzurro che indossava,
che sembrava disegnato su quel corpo non più giovane ma ancora molto attraente,
guardò in giro un’ultima volta, forse per mascherare l’imbarazzo e la delusione
di una sedia vuota al suo tavolo e si incamminò verso l’uscita;
Passò di fianco all’uomo che fino ad allora l’aveva osservata
con lo sguardo, bellissimo e fiero, in avanti, tipico della rabbia e della delusione,
dall’appendiabiti prese il suo cappotto blu, lo indossò
e aprì con un gesto di stizza la porta del bar,
appannata per la differenza di temperatura con il freddo dell’esterno.
L’uomo al tavolo, non l’avrebbe più rivista
ma mai più avrebbe dimenticato quello sguardo triste e sconsolato,
quella delusione e quel dolore;
Prese il suo giornale ed il cappello, pagò la consumazione e dall’attaccapanni il suo giaccone,
lo indossò e uscì nel freddo inverno cittadino,
salì sul quarantacinque, dopo tre fermate scese, guardò il palazzo di fronte
e salì sull’ascensore, il trentacinquesimo piano, appartamento duecentosei,
il campanello suonò, dopo alcuni istanti la serratura con uno scatto fece aprire la porta,
dall’altra parte un viso con lo stesso sguardo di quello visto alcuni minuti prima al bar
lo osservò quasi incredulo, al suo sorriso, il volto dietro la porta rispose con un sorriso
ed un milione di lacrime, spalancata la porta ci fu un abbraccio ed un lungo bacio,
le disse di prendere il cappotto, la porta si chiuse nell’appartamento ora vuoto,
e uscirono, le chiese scusa con un’altro bacio e la prese per mano,
si strinsero fianco a fianco ed andarono incontro ad una nuova sera,
la prima di una serie di infinite nuove.
Mai più avrebbe dimenticato quello sguardo, mai più …
(Lu)

lunedì 26 settembre 2011

Pillole n° 25

Le persone più interessanti sono sempre il frutto di situazioni complicate, l'assenza di difficoltà produce solo cretini.
[Andrea De Carlo]

IL PRIMO VOLO

Che strana sensazione,
la prima volta che provai, da solo, a volare;
Ricordo il vuoto sotto di me, ricordo il blu del cielo,
di quella giornata tersa ricordo la brezza che accompagnava il mio respiro,
era fresca tipica della fine della stagione estiva,
ma ancora molto gradevole;
Mi portai, quasi con timore reverenziale, sul bordo del precipizio,
il passo titubante, lo sguardo fisso davanti a me,
fiero e tremendamente impaurito, il cuore sembrava uscisse dal petto,
il respiro, ad ogni passo, sempre più lungo e profondo,
sentivo le ali forti e pronte eppure …
eppure la paura sembrava le avesse legate con filo di ferro,
mi sentivo sicuro, mi sentivo il padrone del cielo, mi sentivo impaurito,
come un bimbo il primo giorno di scuola;
Finii il pensiero proprio sull’orlo del baratro,
ripassai fra me e me tutto ciò che mi era stato insegnato,
mi accorsi che i miei piedi erano come piantati a terra,
sembrava pesassero tonnellate;
Chiusi gli occhi, per riaprirli una frazione di secondo dopo,
mi gettai avanti, nel vuoto, tutto diventò meccanico e spontaneo;
ora l’aria fendeva il mio viso,
le mie ali si muovevano come se volassi già da secoli,
sentivo una sensazione stupenda, il sole caldo, l’aria fresca,
sotto di me, minuscoli puntini si muovevano, le case così alte,
sembravano ora piccole scatole di fiammiferi,
mi librai in aria, volteggiai, mi esibii in acrobazie, la maggior parte involontarie;
Ma stavo crescendo, il fanciullo diventa ragazzo, il pulcino diventa uccello,
da li, sarà solo il volo, verso il sole, verso il domani,
fili su cui poggiarsi per riposare un poco e poi volo, ali aperte, aria sul viso,
vento, pioggia, freddo e caldo, ogni giorno nuove scoperte,
ogni volo sempre più forte, sempre più grande,
io, pulcino fino a ieri, oggi aquila in volo verso il sole.
(Lu)

venerdì 23 settembre 2011

AD ANDREA (per il suo arrivo, per la sua nuova partenza)

Ci sono posti, a duecento chilometri dalla vita,
castelli in cui si trovano piccole creature,
anime appese ad uno sguardo, inermi lumini spostati dal vento;
Ci sono luoghi, in cui maestosi sorveglianti, rendono ancor più lungo il tempo,
lunghi corridoi, finestre con inferriate,
sedie ai lati, come ad una fermata del metrò, aspettando che passi la vita,
e quando da lontano il portone si spalanca,
filtra la luce, filtra la speranza di essere quell'io, scelto fra mille,
per vedere il sole, per respirare aria pulita.
Quel metrò è forse arrivato, ogni volta un sorriso e mille occhi pieni di lacrime,
ogni volta quell'io è un'altro.
E poi un giorno, uno dei tanti, infiniti e pesanti,
arriva la luce, arriva l'aria sul viso, oggi sono io, quell'io che sempre attende,
quell'io sempre un'altro, oggi sono io;
Ed inizia un nuovo domani, diverso dai precedenti,
il castello nel freddo, a duecento chilometri dalla vita scompare,
e ritorna il sorriso, gli occhi illuminano il mio corpicino
provato dalla permanenza ma pronto a ritrovare il vigore dell'età,
ora sono qui, non ricordo più i corridoi, l'attesa, la speranza,
ora sono qui, e di quel posto, a duecento chilometri dalla vita,
ricordo solo piccole cose, lampi di memoria fissati ancora nella mia testa,
ma oggi sorrido, oggi il mio cammino è diverso, è sul terreno accidentato della vita,
non su quello di marmo del tempo immobile,
oggi sorrido ed i miei occhi sono colmi di gioia e di cose nuove,
da vedere da imparare.
Oggi, abbraccio chi ha fatto ripartire il mio tempo, chi lo ha reso luminoso,
oggi abbraccio voi, i miei genitori,
e sorrido alla vita.
(Lu)

mercoledì 21 settembre 2011

RIFLESSIONI n°1 - con le mani appoggiate al muro di vetro

Com’è sottile quel vetro,
quel muro trasparente fra il mondo e chi del mondo è diverso;
Camminiamo uno di fianco all’altro,
a volte incrociamo lo sguardo, a volte saluti di rito,
e poi il muro, invalicabile se non in pochi passaggi
Nei quali piccole porte chiuse ma non bloccate permettono di passare,
pochi hanno la chiave, sono quelli che usano il cuore prima della testa per ragionare,
e allora, quel muro si apre, si sente l’aria dall’altra parte,
stesso sole ma diverso calore, stesso suolo ma diversa conformazione,
pensare a chi è dall’altra parte, facile a parole,
prenderlo per mano e guidarlo nel mondo,
quello stesso mondo che lui conosce ma che vede solo da dietro un muro trasparente.
Eppure c’è così tanta voglia di vita, tanta voglia di mettersi in gioco,
tanta voglia di Amare, di avere di nuovo o per la prima volta, una carezza,
dentro quel corpo, modificato dalla vita o dal destino, c’è un’anima,
proprio come in quelli al di là del muro, può essere pulita o nera di cattiveria,
nulla diverso da voi al di la del muro, nulla, fino a quando incontreremo un gradino,
dovremo prendere un oggetto posto in alto, anche solo tenere in mano un bicchiere d’acqua;
quanto è bello vedere chi, dal muro passa oltre o ci fa passare oltre,
chi ci aiuta a prendere l’oggetto in alto, chi ci aiuta a bere, a sorridere,
a chi semplicemente ci dona una carezza, con il cuore,
ma soprattutto a chi, non ci riporta di là, a chi non se ne va,
a chi resta non necessariamente al nostro fianco, a chi ci vuole Amici, quelli veri, sinceri,
quelli che non ti dicono bugie per farti contento, quelli che, ci aiutano a tenere in mano la mazza,
quella che servirà un giorno, quel giorno in cui tutti capiranno, ad abbattere il muro,
spaccare il vetro farne mille milioni di frammenti, e tenerne ognuno un pezzo, e ogni tanto prenderlo in mano, sentire che taglia, proprio come gli sguardi indifferenti della gente al di là del muro,
e guardarlo riflettere la luce in milioni di colori, proprio come noi vediamo un gesto fatto con il cuore,
un raggio di luce che, contro il sole riflette milioni di colori.
E ci fa stare bene.
(Lu)



martedì 20 settembre 2011

Pillole n°24

E non si è soli quando un altro ti ha lasciato,
si è soli se qualcuno non è mai venuto
però scendendo perdo i pezzi per le scale,
e chi ci passa su, non sa di farmi male.
Ma non venite a dirmi adesso lascia stare
o che la lotta deve continuare,
perché se questa storia fosse una canzone
con una fine mia, tu non andresti via.

(R.Vecchioni - l'ultimo spettacolo)



UOMO

Nella notte l’urlo del mare si fece più impetuoso,
il vento spazzava la sabbia, folate improvvise e violente,
piegavano il palmizio della spiaggia con spettrali grida,
il cielo plumbeo, era, dalla luce della luna spuntata dopo la forte pioggia
ancor più tetro, non c’era nessuno in giro, l’ora tarda poi,
dava ancor più il senso di solitudine, di vuoto;
I passi fra le pozzanghere ed i ritagli di giornale portati dal vento
erano lenti e costanti, non una meta precisa, solo passi,
uno dietro l’altro, per portare non si sa dove pensieri
impalpabili eppure così pesanti;
Sotto il cappello gli occhi scrutavano il nero della strada
il volto inespressivo, la barba non fatta da giorni,
il giaccone chiuso alla gola, le mani strette al petto
a cercare di dare più sollievo, più calore.
Lontano le luci del paese sembravano fiammelle
piccole candele accese per sperare in un ritorno,
nel porticciolo le barche dei pescatori danzavano alla corrente
non forte come sul molo esterno ma presente,
alcuni campanacci risuonavano creando atmosfere inquietanti,
ascoltavo disinteressato, con la testa immersa,
come un vecchio relitto in fondo al mare, in altro pensiero.
Nel vento freddo cercavo risposte,
nel buio cercavo conforto, nell’urlo del mare sfogavo la mia disperazione;
Sedetti sullo scoglio in fondo alla spiaggia, e rimasi ad ascoltare il paesaggio.
Non trovai, quel giorno, le risposte che cercavo,
ma capii che le potevo trovare solo continuando ad ascoltare,
ad osservare, a rimanere spettatore di queste meraviglie
scolpendole nella mia mente, io artista del mio vivere,
spettatore pagante del mio spettacolo; Uomo.
(Lu)

domenica 18 settembre 2011

LA FOGLIA E LA LUNA

Eppure sognavo la luna,
l'ho sempre desiderata, tanto da cercare di spingermi a lei
con la passione e l'ardore di un impavido esploratore
con la foga e la voglia di un'amante focoso,
la volevo con tutto me stesso,
desiderio passionale e delirio di una mente stolta,
tutte le notti, desideravo vederla,
amore impossibile, amore vero,
finchè un giorno, la toccai;
Mi accolse fra le sue braccia e mi cullò dolcemente,
giocammo, amanti felici, amici sinceri,
fu l'unica volta, io una piccola foglia e lei;
Ci divise l'alba, e tornai a sognare.
(Lu)

venerdì 16 settembre 2011

Pillole n°23

Temere l'amore è temere la vita,
e chi teme la vita è già morto per tre quarti.

[Bertrand Russell]

LA SCATOLA

Dove sono, impaurito cerco la mia ombra,
in questa stanza vuota,
cerco i miei pensieri trovo polvere,
non mi sento più parte del buio,
ma non vedo finestre, non trovo porte,
il pavimento è freddo, le pareti ruvide di pietra,
l’aria è pesante, da quanto sono qui?
non c’è tempo, nel buio si sopravvive, non è vita,
gli occhi non vedono i colori, le orecchie non sentono che il nulla,
e la mente vola, in uno spazio infinito,
dove improvvisi i colori escono, si materializzano,
sento dal nulla un dolce suono,
il pavimento è un prato, le pareti diventano nuvola,
il sole, sento il suo calore,
ne vedo la luce riflessa dal cuore,
sento un’onda in me, sale,
attraversa il ventre, il cuore, sale dalla gola,
ed esplode, fiore dai mille petali in cielo,
e il tuo viso, Madre, il tuo sorriso,
si materializzano, ti vedo,
ero cieco, bendato dai mille inutili gesti quotidiani
che nascondono il tuo sentiero,
prigioniero in una scatola, il mio mondo,
ciò che mi hanno detto essere il mio mondo,
ed ora Tu, sorrido, mi fanno male le guance,
non lo ricordavo più un sorriso, non ricordavo come si facesse,
sento l’aria sul mio viso, fresca profumata,
avidamente riempio i polmoni,
sento sul mio viso lacrime di gioia,
ed ora, in quella scatola so dove trovare la porta,
quella che mi condurrà al nuovo,
ed i miei mille petali colorati, intersecheranno altri e altri ancora
fino a formare un solo grande e unico fiore nell’universo,
e seduto sul prato ne assaporerò il profumo, la gioia, i colori, la forza.
(Lu)

mercoledì 14 settembre 2011

ED IO SORRISI

E non smisi di sorridere neppure quando l’aguzzino mi frustò,
ricordo il dolore, un attimo eterno,
ricordo quando sentii il nervo toccare la mia schiena,
il suo scorrere e lacerare, fino ad arrivare alla punta,
il metallo del flagello strappò la mia carne,
quanto avrei voluto gridare, urlare al cielo il mio dolore,
invece sorrisi, senza emettere neppure un gemito,
soffocato in gola dal sapere che mai sarei più uscito da quella stanza,
e dal non voler dare soddisfazione a quel demonio di nero vestito
che sembrava godere ad ogni colpo di flagello,
la sua schiuma bianca dai lati della bocca, gli occhi rossi di sangue,
la sua cattiveria, bestia maledetta che già altre anime si era portata via.
Le lacrime lottavano per scendere dai miei occhi,
sentivo in bocca già il sapore del sangue misto al dolore,
mi mancavano le forze,
ad ogni colpo le gambe cedevano un po’ di più,
le braccia tenute da anelli di ferro, avevano già tagliato i miei polsi,
le catene ad ogni colpo, risuonavano metalliche,
come ad incitare l’esecutore, ormai il pavimento era un tappeto del mio sangue,
ed io sorrisi, fino all’ultimo, anche quando mi prese a schiaffi per farmi smettere,
quando mi colpì allo stomaco facendomi mancare il respiro,
sorridevo e lo guardavo dritto negli occhi
e vedevo il suo rancore per quel mio modo di resistergli,
voleva sentirmi urlare, chiedere pietà, implorare la morte.
No, non gli diedi soddisfazione, anche quando mi sembrò
di vedere la nebbia entrare nella stanza,
inequivocabile segno della vita che mi stava lasciando,
e risi in faccia al demonio, anche se dentro avrei voluto scappare,
gli risi in faccia anche quando, all’ultimo,
infilò la sua spada nel mio ventre; Fu lì che per l’ultima volta
sorrisi al mondo ed alla vita, fu lì che sorrisi alla morte,
e chinai il capo per sempre, sorridendo, per l’ultima, eterna volta.
(Lu)

lunedì 12 settembre 2011

STANCO DI ...

Stanco di osservare la vita dal finestrino di un treno in corsa,
stanco di vedere passare le occasioni come stazioni
nelle quali non è prevista la fermata,
stanco di non poter scendere per cambiare il mio biglietto,
stanco di non ricordare di una stazione com’è fatta, i suoi colori,
se è grande o piccola,
stanco di questo scompartimento sempre uguale, sempre gli stessi interni,
le stesse scritte, anche se fuori cambia il numero, se cambio vagone,
stanco di viaggiare in seconda classe sul treno delle occasioni perdute,
stanco di sentire l’aria sul viso che sa di galleria,
stanco di vedere gli stessi visi, lo stesso controllore,
stanco di vedermi riflesso sul vetro del finestrino,
stanco del rumore delle ruote sui binari,
stanco di sentirmi attaccato al sedile di finta pelle marrone,
stanco di viaggiare con la schiena rivolta al senso di marcia,
e vedere da fuori il panorama del destino viaggiare in senso contrario,
farmi rubare l’attimo perché passato in lampo di luce prima del buio della galleria,
stanco di essere passivo spettatore del mio tempo,
finalmente stanco di essere stanco,
mi alzo e tiro il freno d’emergenza, un sibilo, un fischio assordante,
gente che cade, bagagli rovesciati, urla di paura,
ho rotto la mia inedia, scendo e trovo il verde della campagna ad attendermi,
non ci sono stazioni, non ci sono paesi,
solo il tramonto e il mondo,
dal finestrino il capotreno mi chiama, vuole che io risalga a bordo,
lo guardo, faccio qualche passo, incerto su nuovo terreno,
sento un fischio, le ruote mordono il ferro della rotaia,
il treno riparte, gente incredula dai vetri osserva, chi incredulo,
chi con una punta di invidia, chi con una lacrima forse d’invidia,
metto la mia borsa sulle spalle e vado via,
allontanandomi dai binari, scegliendo ora,
il percorso, consapevole del perché, del fatto che sarò io a decidere di me,
tutto perché ero stanco di osservare la vita dal finestrino di un treno in corsa,
stanco di vedere passare le occasioni come stazioni
nelle quali non è prevista la fermata.
(Lu)

sabato 10 settembre 2011

SOLDATO (storia comune di un'Amore)

Pareti scrostate,
muri sporchi di sudore e sangue,
lastre di vetro rotte, sistemate a far da invisibile labirinto
detriti, pietre, resti di vita,
passaggio di esistenze interrotte;
Porte sfondate, finestre rotte da sassi, da esplosioni,
buchi di pallottole, odore di terrore, di morte,
puzza di gasolio, segno inequivocabile del passaggio dei carri armati,
urla di dolore, grida di aiuto, rantoli di terrore,
scendiamo dalla jeep, fucili in mano, spianati, pronti a far fuoco,
a terminare quell’orrore con altro dolore,
spegnere il fuoco con altro fuoco,
alimentare l’odio con la paura,
veloce ricognizione in questo cimitero di case,
di corpi martoriati lasciati al sole,
in mezzo alla strada oppure sepolti in case distrutte;
gotico spettacolo da film dell’orrore,
istantanee scattate dall’occhio e raccolte nell’archivio dei pensieri;
E quando, questa sera, ti scriverò, come sempre sulle mie dita il sorriso,
sul mio viso la tristezza, nel mio cuore le lacrime,
ti racconterò di giornate tranquille, trascorse a vedere lo spettacolo delle dune,
descrivendoti paesi meravigliosi fatti di case bianche e di persone dai colorati abiti
di mercati, di grida festanti di bambini,
di mamme di mogli di madri, di preghiere e di sorrisi;
poi, come sempre scriverò “Ti Amo” e “tornerò presto”
e invierò la lettera, l’ennesima piena di bugie al fuoco che arde al centro del nostro campo;
con la speranza che, almeno Dio, leggendola possa perdonarmi per tutte le bugie,
per tutto il dolore per questa divisa e per le altre,
solo di diverso colore, ma di uomini come me.
e torno a sdraiarmi, sperando di aprire gli occhi su nuovo giorno,
vana illusione di un soldato, guerriero,
combattente di cera nel calore della fiamma.
(Lu)


venerdì 9 settembre 2011

Pillole n°22

Madre, le tue parole, fonte di guida e di sapere per noi, sono nettare che rendono forte lo spirito e ci aiutano a trovare la via ....
JSM!

"LA REALIZZAZIONE DEL SÈ CI RENDE UMILI...
SOSTITUITE LA RABBIA CON LA COMPASSIONE...
PIÙ INNOCENTI SIETE, PIÙ BEATI SARETE."
(Shri Mataji Nrmala Devi)


LA FINE DEL SENTIERO

E mi resi conto quel giorno,
di non aver più nulla da dire,
di non aver più domande e di non voler più risposte;
Mi resi conto quel giorno, che ero giunto,
il mio percorso sarebbe terminato senza altre soste,
Mi chiesi se avessi fatto tutto di quello che mi ero prefisso
e mi resi conto che ciò che avevo tralasciato,
non era sul mio sentiero, non era mio.
Non mi lasciai prendere dallo sconforto, sapevo che sarebbe successo,
cercai allora un posto comodo in cui sedermi per attendere la chiamata,
mi sfilai i calzari, e li misi vicino ad un albero, all’ombra, al riparo,
ringraziandoli per aver sempre protetto i miei piedi dai sassi
e dai pericoli che sul sentiero si nascondevano;
mi tolsi la cinta e la mia borsa,
piena di ricordi e di oggetti raccolti lungo il cammino,
di petali di rose e di chiodi arrugginiti,
di olio profumato e di amaro fiele, doni della vita,
gelosamente custoditi.
La arrotolai e la misi dentro un tronco cavo,
per nasconderla agli altri ed al contempo per ripararla dal cielo;
Sfilai la mia veste e con cura la piegai e la misi vicino al ruscello,
dove di certo sarebbe stata bene,
ringraziando anch’essa per l’avermi riparato dal caldo sole estivo,
e dal vento freddo dell’inverno.
Fu così che mi presentai, nudo, vestito solo della mia pelle,
così come la vita mi diede al mondo, solo della mia pelle vestito.
ed attesi l’arrivo dell’ora,
triste per il dover partire ma felice per l’aver dato un perché alle mie domande;
Chiusi gli occhi, per un attimo solo,
un attimo che durò l’eternità.
(Lu)

giovedì 8 settembre 2011

ALBERO DELLA VITA

Seduto sull’albero dei miei perché cerco risposte
gambe a penzoloni sul vuoto, sul passato
mani che si tengono salde nel ramo del presente,
occhi che guardano verso l’orizzonte a cercare il domani,
a scoprire, fra le foglie del destino, il futuro.
Penso a ciò che sono, a ciò che vorrei essere
senza dimenticare la persona che sono stato;
Mi rendo conto dei tanti errori commessi
ma trovo conforto nei sorrisi che ho saputo regalare.
Ogni sforzo fatto per salire quassù,
ogni goccia di sudore, lacrima o sorriso,
valeva la pena per questo magnifico scorcio del domani.
Stanco, mi abbandono, nella consapevolezza senza pensieri
alla ricerca del Se, alla connessione con il cosmo, con la sua energia;
E come sempre, Madre, trovo la tua mano, il tuo sorriso
e tutto è luce, tutto è sereno,
passa la fatica, le piccole ferite alle mani si chiudono,
e torna la forza per salire ancora un ramo,
uno verso il cielo, verso la luce,
e sorridendo, riprendo il mio arrampicare,
all’ombra delle foglie del destino,
sostenuto dai rami forti del presente,
con il cuore colmo del tuo sorriso
sapendo che ci sei,
che non mi farai cadere,
e che, se così fosse, sarebbe solo per ripartire
con più volontà, più forza.
Sul mio albero, l’albero della vita dimorerò,
come bambino eterno che nel gioco si perde,
per scoprire in ogni cosa la gioia di uno sguardo
illuminato dalla serenità.
(Lu)