E mi resi conto quel giorno,
di non aver più nulla da dire,
di non aver più domande e di non voler più risposte;
Mi resi conto quel giorno, che ero giunto,
il mio percorso sarebbe terminato senza altre soste,
Mi chiesi se avessi fatto tutto di quello che mi ero prefisso
e mi resi conto che ciò che avevo tralasciato,
non era sul mio sentiero, non era mio.
Non mi lasciai prendere dallo sconforto, sapevo che sarebbe successo,
cercai allora un posto comodo in cui sedermi per attendere la chiamata,
mi sfilai i calzari, e li misi vicino ad un albero, all’ombra, al riparo,
ringraziandoli per aver sempre protetto i miei piedi dai sassi
e dai pericoli che sul sentiero si nascondevano;
mi tolsi la cinta e la mia borsa,
piena di ricordi e di oggetti raccolti lungo il cammino,
di petali di rose e di chiodi arrugginiti,
di olio profumato e di amaro fiele, doni della vita,
gelosamente custoditi.
La arrotolai e la misi dentro un tronco cavo,
per nasconderla agli altri ed al contempo per ripararla dal cielo;
Sfilai la mia veste e con cura la piegai e la misi vicino al ruscello,
dove di certo sarebbe stata bene,
ringraziando anch’essa per l’avermi riparato dal caldo sole estivo,
e dal vento freddo dell’inverno.
Fu così che mi presentai, nudo, vestito solo della mia pelle,
così come la vita mi diede al mondo, solo della mia pelle vestito.
ed attesi l’arrivo dell’ora,
triste per il dover partire ma felice per l’aver dato un perché alle mie domande;
Chiusi gli occhi, per un attimo solo,
un attimo che durò l’eternità.
(Lu)
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