Pareti scrostate,
muri sporchi di sudore e sangue,
lastre di vetro rotte, sistemate a far da invisibile labirinto
detriti, pietre, resti di vita,
passaggio di esistenze interrotte;
Porte sfondate, finestre rotte da sassi, da esplosioni,
buchi di pallottole, odore di terrore, di morte,
puzza di gasolio, segno inequivocabile del passaggio dei carri armati,
urla di dolore, grida di aiuto, rantoli di terrore,
scendiamo dalla jeep, fucili in mano, spianati, pronti a far fuoco,
a terminare quell’orrore con altro dolore,
spegnere il fuoco con altro fuoco,
alimentare l’odio con la paura,
veloce ricognizione in questo cimitero di case,
di corpi martoriati lasciati al sole,
in mezzo alla strada oppure sepolti in case distrutte;
gotico spettacolo da film dell’orrore,
istantanee scattate dall’occhio e raccolte nell’archivio dei pensieri;
E quando, questa sera, ti scriverò, come sempre sulle mie dita il sorriso,
sul mio viso la tristezza, nel mio cuore le lacrime,
ti racconterò di giornate tranquille, trascorse a vedere lo spettacolo delle dune,
descrivendoti paesi meravigliosi fatti di case bianche e di persone dai colorati abiti
di mercati, di grida festanti di bambini,
di mamme di mogli di madri, di preghiere e di sorrisi;
poi, come sempre scriverò “Ti Amo” e “tornerò presto”
e invierò la lettera, l’ennesima piena di bugie al fuoco che arde al centro del nostro campo;
con la speranza che, almeno Dio, leggendola possa perdonarmi per tutte le bugie,
per tutto il dolore per questa divisa e per le altre,
solo di diverso colore, ma di uomini come me.
e torno a sdraiarmi, sperando di aprire gli occhi su nuovo giorno,
vana illusione di un soldato, guerriero,
combattente di cera nel calore della fiamma.
(Lu)
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