mercoledì 14 settembre 2011

ED IO SORRISI

E non smisi di sorridere neppure quando l’aguzzino mi frustò,
ricordo il dolore, un attimo eterno,
ricordo quando sentii il nervo toccare la mia schiena,
il suo scorrere e lacerare, fino ad arrivare alla punta,
il metallo del flagello strappò la mia carne,
quanto avrei voluto gridare, urlare al cielo il mio dolore,
invece sorrisi, senza emettere neppure un gemito,
soffocato in gola dal sapere che mai sarei più uscito da quella stanza,
e dal non voler dare soddisfazione a quel demonio di nero vestito
che sembrava godere ad ogni colpo di flagello,
la sua schiuma bianca dai lati della bocca, gli occhi rossi di sangue,
la sua cattiveria, bestia maledetta che già altre anime si era portata via.
Le lacrime lottavano per scendere dai miei occhi,
sentivo in bocca già il sapore del sangue misto al dolore,
mi mancavano le forze,
ad ogni colpo le gambe cedevano un po’ di più,
le braccia tenute da anelli di ferro, avevano già tagliato i miei polsi,
le catene ad ogni colpo, risuonavano metalliche,
come ad incitare l’esecutore, ormai il pavimento era un tappeto del mio sangue,
ed io sorrisi, fino all’ultimo, anche quando mi prese a schiaffi per farmi smettere,
quando mi colpì allo stomaco facendomi mancare il respiro,
sorridevo e lo guardavo dritto negli occhi
e vedevo il suo rancore per quel mio modo di resistergli,
voleva sentirmi urlare, chiedere pietà, implorare la morte.
No, non gli diedi soddisfazione, anche quando mi sembrò
di vedere la nebbia entrare nella stanza,
inequivocabile segno della vita che mi stava lasciando,
e risi in faccia al demonio, anche se dentro avrei voluto scappare,
gli risi in faccia anche quando, all’ultimo,
infilò la sua spada nel mio ventre; Fu lì che per l’ultima volta
sorrisi al mondo ed alla vita, fu lì che sorrisi alla morte,
e chinai il capo per sempre, sorridendo, per l’ultima, eterna volta.
(Lu)

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