Entra, siediti pure, ti aspettavo
le dissi con la voce tremante;
Senza una parola si mise a sedere di fianco a me,
tirò fuori dalla tasca un vecchio foglio,
stropicciato e consunto, lo poggiò sul tavolo.
La guardai, i miei occhi erano senza colore,
lo so, dissi, non serve che lo mostri;
L'aria era fredda, il vento fuori batteva il muro della casa,
l'acqua sui vetri disegnava lacrime,
lei si alzò, ed io feci altrettanto,
non potei trattenere un tremore,
il mio respiro si fece pesante, guardai ancora una volta intorno,
respirai a fondo, un singhiozzo uscì dal petto,
iniziai a piangere, volevo fuggire,
un'attimo, mi ricomposi, quel giorno
perfino il temporale mi sembrava stupendo,
uscii e lei, dietro me, chise la porta
delicatamente senza un rumore.
Rimase solo il foglio sul tavolo,
il mio contratto, la mia firma, quella data;
Era giunto il momento di pagare il debito,
quello a cui tutti, prima o poi siamo chiamati a rispondere,
senza nessuna deroga, senza nessuna fuga;
e quando busserà alla nostra porta,
saremo impauriti ma pronti a seguirla;
La cosa strana è che non ci ricordiamo mai di aver firmato quel contratto,
ma nel grande archivio della vita,
c'è una piccola casella, con il nostro nome, il nome di ognuno di noi,
e un debito, da saldare.
(Lu)
bella....come non poteva essere altrimenti.... Silvietta
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