lunedì 20 agosto 2012

L'UOMO VESTITO DI NERO


Lento posare delle dita sui tasti
la musica ne usciva quasi impaurita,
il vibrare delle corde ai colpi del martello,
il palco era buio, l'uomo seduto dietro al pianoforte
vestito di nero stava a capo chino
come a cercare ispirazione fra le dita, fra il bianco ed il nero
la poca luce rendeva il palco simile ad una sterile stanza
d'ospedale, fredda e spoglia, solo un letto, il pianoforte;
Solo un malato, il musicista;
Il teatro era deserto, unico spettatore il nulla,
e l'uomo vestito di nero lo sapeva.
Conosceva bene quella sensazione,
nel nulla era cresciuto,
nel nulla aveva imparato le dure regole del presente;
Era tardi quella sera,
fuori, l'ombra di passi sull'asfalto,
luci al neon intermittenti di vecchi cinema;
E l'uomo suonava, continuava a posare delicatamente,
con amore le dita sui tasti
e il suono prendeva forma,
come un pezzo di creta nelle mani di un vasaio.
La notte continuava la sua passeggiata fra i vicoli, fra le vecchie prostitute del quartiere,
ormai desiderose più di un letto in cui riposare che di clienti;
Il tìcchettio del vecchio orologio da tasca incrociava le note, cercando di carpirle a mezz'aria, senza riuscirci,
l'attimo, le dita insieme sulla tastiera,
un rumore pesante, scomposto di note cadute,
inciampate in un cimitero di resti di vite bruciate;
L'uomo vestito di nero, si alzò,
mise il suo cappello e uscì di scena,
fra il silenzio,
l'unico applauso che aveva mai avuto,
lo scricchiolare delle assi del palco ne anticipò i passi,
scomparve dietro al sipario rosso, vecchio, impolverato.
Nessuno ne seppe mai più nulla,
di lui restò solo un foglio,
un pentagramma corretto, pieno di graffi e cancellature,
ed una rosa sulla tastiera,
ultimo regalo a quell'amore così grande;
l'ultima sua melodia,
il suo addio.
(Lu)


lunedì 13 agosto 2012

NEL FUMO DI UNA SIGARETTA - ti vidi andare via, per sempre

Ti persi, quella notte
nel fumo dell'ultima sigaretta,
spenta in quel bar del centro;
Il tuo viso bianco alla luce del neon,
si intravedeva solo un filo di trucco
forse quello messo per nascondere le lacrime,
ti alzasti dalla sedia, avvolta nel tuo tailleur grigio fumo,
la borsa messa nervosamente a tracolla e,
e poi ti voltasti senza salutare,
e ti vidi lungo la strada sempre più nascosta dal buio,
sempre più lontana,
fino a sparire del tutto.
Di te, quella notte rimase solo cenere,
quella della tua sigaretta,
l'ultima fumata con me,
sul filtro il tuo rossetto,
ultimo bacio
lo accarezzai, feci ruotare fra le dita il filtro,
per immaginare ancora un tuo sorriso,
tirai una boccata,
la spensi, schiacciandola con rabbia fra la cenere;
Cenere di altri, cenere del mio cuore,
lasciai i soldi sul tavolo, presi il mio cappello e me ne andai.
La notte, nuova malinconica amica,
mi accompagnò a casa,
mi chiusi alle spalle la porta,
mi chiusi alle spalle una vita,
aspettai l'alba, ma tu non tornasti,
e quando capii che ormai eri parte della notte,
quella che mi tenne abbracciato
nell'accompagnarmi a casa,
capii il vero dolore,
piansi.
(Lu)

martedì 7 agosto 2012

DI LUNA E DI TE

Immobile sguardo
fra i tuoi capelli, legati, in fuga da quel nastro
per l'ardore di una carezza sul viso,
per la passione di un bacio,
e quel sorriso che illuminava il mondo,
illuminati dalla luna i tuoi occhi, brillavano, diamanti vivi
ed il tuo corpo, disegno d'ombre e luce,
la tua schiena incanto d'estasi;
il tuo ventre, mare di baci,
delimitato a nord dal tuo seno meraviglioso di ragazzina,
a sud dal tuo sapor di pesca che delirio crea
e che in estasi trasforma lo sguardo.
Amata amante di vita e d'Amor cercata,
confine di terre inesplorate,
di ricordi e di futuro,
il vuoto di un lago di pensieri,
pieno di argentei ricordi e di luccicanti realtà.
Tu lì,
ora,
stretta a me, corpi che si sfiorano,
bocche che si cercano,
il caldo di una sera d'agosto,
la brezza della collina,
corpi sudati, trasudanti di passione
e di desiderio.
E dopo la tempesta l'abbraccio,
e dopo un abbraccio le parole d'Amore
sussurrate all'orecchio,
e chiudere gli occhi e addormentarsi in te.
Per l'eternità.
(Lu)

martedì 24 luglio 2012

SPINE

Vago, perso fra rovi e ortiche
in cerca di una fuga da un mondo che
regala solo amarezza e dolore,
cercando un sole, illusione di una luce artificiale
che possa liberarmi da inutili passaggi di stanche lancette
di un orologio che nulla guarda se non il suo avanzare,
così lentamente rapido che,
perdersi in un cumulo di cenere è un'attimo;
silenzi urlati a voce troppo alta,
ripreso dai professori, dai maestri della vita,
da quelli che arrogano la pretesa di esserci già passati;
Ma da dove, da cosa, dal mio sentiero?
No, troppi rovi e troppe ortiche,
ragnatele sul viso danno la certezza del primo passaggio,
neppure più gli scorpioni prendono il sole su queste taglienti rocce,
serpi, strisciano altrove, a cercare rifugi meno pericolosi,
eppure la certezza che il buio sarebbe finito
che il sole altro non fosse che un luminoso astro in cielo
che la luna regalasse notti d'Amore e non ululati di lupi,
tutti ne eravamo certi, anche i professori, i maestri di vita;
Giunsi in cima alla salita, lacero, dolorante e coperto di sangue,
guardai là oltre l'orizzonte,
quel paradiso promesso, quel prato in cui correre, quel prato di spine e ortiche, come il percorso,
quel prato di fiori neri, di erba arida, di insetti pungenti,
di vita spesa a cercare la vita, bruciata in un rovo.
(Lu)

martedì 17 luglio 2012

ANOMALIE - pensieri reali di persone finte

E ti osservano,
li senti tutti i loro pensieri,
come topi di fogna che escono dalle grate dei loro cervelli malati,
te li mettono addosso, come vestire un morto;
E mentre passi, occhi che ti scrutano,
ti scansionano come fosse una tac,
 e tu sei il malato terminale, vogliono solo scoprire dove
hai il tuo cancro, poi, felici ne parlano fra loro,
e ad ogni "povero" oppure "mi spiace"
sputano il sangue di altre vittime,
sono quelli che, in chiesa,
a mani giunte pregano Dio, tenendo in tasca ancora i proiettili che,
in nome della loro giustizia, spareranno a breve,
a bruciapelo, senza pietà.
Mani intrise di sangue,
quello di vittime colpevoli solo della loro diversità,
bersagli immobili in un passaggio del tempo,
l'unico reato il sorriso, la voglia di vivere la fonte della gelosia,
un colpo solo, sulla bocca, per spegnere il sorriso,
per cancellare quella fottuta voglia di essere, solo per una volta almeno, uguali al resto di queste mummie di sale;
Ma poi, uguali per che cosa,
per invidiare la vita?
Per un sorriso che, solo prendendo il tetano riescono a farsi venire,
no grazie, resto bersaglio, aspetto il mio proiettile ma con il sorriso, e non fuggo ma combatto, e quando sarà,
da ogni goccia del mio sangue nascerà un nuovo sorriso, e così per tutti gli altri, diversi o forse reali in un mondo di apparenza,
a combattere con le fionde contro i fucili,
vivi fino all'ultimo, eterni nel cuore di chi ci ama.
(Lu)

mercoledì 11 luglio 2012

VITA - racconto semplice iniziato con una frase

Che diavolo ci faccio qui? Io non appartengo a questo posto,
dissi, fra me e me, guardando oltre la vetrina sporca di fumo e di polvere del vecchio fast food;
L'uomo seduto di fronte mi fissò, il suo viso, barba lunga, capelli raccolti in un improbabile codino,
orecchini e occhiali, si mise a ridere, uno di quei sorrisi che, che gli tireresti addosso il bicchiere e tutto il tavolo;
Ma cosa diavolo vuole da me? che ha da ridere poi, non si vede forse? seduto su quella stupida sedia a rotelle,
allungò una mano, indicandomi, e mi chiese se poteva dirmi una parola, più per pena che per educazione gli dissi "certo", in realtà pensavo a oceani di cazzi miei,
iniziò ed io, con un sospiro gli sorrisi che più pateticamente non si poteva;
Nessuno di noi, disse, appartiene a questo posto, la realtà è che siamo noi a creare il posto a cui apparteniamo, siamo anime gettate a caso, come carta dal finestrino di un'auto in corsa, finiamo a terra, a volte calpestati da altre auto, a volte nel ciglio della strada spazzati via da solerti spazzini, o bagnati da temporali estivi, un minuto e poi di nuovo il caldo sole, nessuno di noi sa dove cadrà, ma ognuno di noi sa che quello è il luogo che farà suo.
Siamo come questo cibo, disse indicando un panino mezzo morsicato ed un piatto di patatine, consumato fra mille pensieri, gettato a diventare povero nutrimento per il corpo ed infine come ringraziamento, diventare escrementi; Anche io sai, continuava mentre io sentivo la bile prendere il sopravvento sulla pazienza, avevo la tua irruenza, mi sentivo gettato in un buco, come uno scarafaggio in una fogna, mi sentivo stanco e diverso, quante volte ho detto basta, quante volte ho pregato Dio, se c'è un Dio, di farmi smettere di respirare, mi sentivo un lobotomizzato fra un milione di laureati, un gatto in un canile, ma non ho mai smesso, dentro di me, di cercare la strada ed il sogno, fissavo una meta, la raggiungevo e mi voltavo indietro, quanta strada, e mi chiedevo fino a dove sarei potuto arrivare e continuavo ad andare avanti, prendendo pugni e calci in bocca, quanto sangue ho sputato, quante volte era più il dolore all'anima che quello alle mie ossa ma non ho mai rinunciato, e lo sai perchè? Mi disse, feci un sussulto, non lo stavo quasi ascoltando, un'altro dei soliti idioti che cercano cinque minuti di "amico a cui dare lezioni di vita", uffa pensai .... e risposi fra le labbra "perchè"?? Lui mi guardò e mi disse "perchè il sogno non è la meta ma la via per raggiungerla" ... Oddio uno pseudo-patetico-maestro-zen ma che ho fatto di male per meritare questo incontro oggi?
E pensando queste cose, mi alzai, salutai con un sorriso finto come la collana d'oro al collo del camionista di fianco e finalmente andai via, potevo di nuovo perdermi nei miei pensieri, nei miei momenti di nero, di foschia mattutina, camminai lungo il marciapiede e mi voltai incuriosita per vedere dalla vetrina che cavolo stesse facendo, chi era la sua nuova "vittima" ma, fra lo sporco dei vetri lo vidi sorridere da solo, guardava il bicchiere della cola, vuoto e rideva, che cazzo avrà da ridere pensavo fra me e mi resi conto che mi incuriosiva quel pazzo, quell'ominide bloccato su una sedia a rotelle, tanto che, non so per quale motivo tornai indietro qualche passo,  e qualche altro ancora, fino a quando mi ritrovai con la fronte ad un millimetro dai vetri unti del locale;
Si voltò e mi fissò, prese un tovagliolo di carta, estrasse una penna dalla sua borsa scrisse qualcosa e me lo mostrò .... "lo sapevo" scrisse, lo guardai scuotendo la testa, "cavolo dice, che vuole sto idiota"? E, alterata come non mai, rientrai nel fast food, sbattei la porta e la mia borsa sul suo tavolino, nessuno si girò, sembrava la scena di un film muto girata di notte .... "che vuoi eh? Che vuoi da me"? Gli urlai, imprecando;
Non si scompose e la cosa mi fece andare in bestia, si limitò ad osservarmi e sorrise, di nuovo quel fottuto sorriso da idiota .... pensai ... con la voglia di mollargli uno schiaffo.
Lo sapevo mi disse, che saresti tornata indietro, e so anche che mi colpiresti ora, perchè il sorriso, il vedere la serenità in un volto ti da fastidio, ma tu, vedi tu, sei parte di questo progetto, tu stai creando il tuo spazio e lo devi fare scavando a mani nude nella ghiaia e fa male, brucia, il dolore diventa forte, a volte insopportabile e vorresti sparire ma, tu ti vedi come il mondo vuole vederti, ma in realtà il mondo non ti vede, si limita a sentirti respirare e quindi non serve che ti disperi, sei una bella persona, sei in grado di trasformare la tua rabbia in arte, il tuo dolore in versi, non sei diversa da noi, hai solo più dolore, amplificato dall'età come fosse la voce in un microfono ad un concerto, più si è in uno spazio grande tanto più serve amplificare ma, mi disse, se non misceli bene le sonorità fra voce e strumenti ne viene fuori solo rumore, bisogna avere un buon tecnico audio per sentirsi e far si che il pubblico ci senta ... Cavolo, lo stavo ascoltando, stavo ascoltando i deliri di un pazzo ...
Così nella vita, hai la forza della tua età, hai la bellezza interiore ed esteriore e sei molto intelligente, hai anche un buon tecnico del suono a casa... Anche se è ammetterlo non è facile, dai retta a me, ora pensa un minuto,
poi riprendi la via e guarda il tuo domani con gli occhi di oggi e la saggezza acquisita da ieri, ascolta il mondo, se vuoi che il mondo ti ascolti, urla senza emettere suono, vedrai che la gente si volterà per  cercare di capire ciò che stai dicendo, apri le ali e osserva i tuoi colori, non sei più un bruco, sei farfalla adesso, vola.
E mentre ascoltavo le sue parole che ancora giravano fra i miei pensieri, lui andò via, lasciandomi un foglio di carta stropicciato con su scritto " se ti servirà parlare, cercami qui, ci sarò sempre" ... ripresi la strada di casa, e ....
(Lu)

martedì 3 luglio 2012

FANTASMI - storia di un Amore perduto


Osservo attraverso vetri appannati dal troppo caldo che emana la stufa
il gioco del vento fra i rami spogli
come impaurite mani a graffiare il cielo,
facendolo sanguinare bagnandosi delle sue lacrime che,
copiose cadono a terra e battono sul vetro,
ticchettio regolare come il battito delle mani sui tasti del pianoforte,
nervosamente attendo, si ma cosa?
Che squilli un telefono o forse che suoni il campanello,
intanto non smette la pioggia e non smettono le mie dita,
risonanza di rumori, il mio cervello non ce la fa più,
fugge da questo oblio e si rifugia in un vecchio disco consumato dalla puntina e dal tempo,
gracchianti note di blues escono dai vecchi altoparlanti,
verso nel bicchiere ciò che resta della bottiglia, mi accendo una sigaretta la prima mi dico,
ovviamente dopo l’ultima di dieci minuti fa;
E cerco fra i ritagli di giornale fra i fotogrammi del mio passato il tuo volto,
senza trovarlo se non voltato, vedo solo i tuoi lunghi capelli neri,
impreco, picchiando ora con forza sui tasti del pianoforte,
distorcendo il triste ma melodioso suono,
e mi accorgo d’aver il viso bagnato, solcato da lacrime amare come fiele,
e mi passo una mano fra i capelli, disperato, vorrei, si ma cosa, vorrei vederti, toccarti,
vorrei fare l’amore con te e non con la tua ombra, vorrei si,
che tu mi fossi ora vicina e mi consolassi del male che ti ho fatto,
vorrei ricominciare, ma …
Come si costruisce una fine, se neppure si è certi di come si è iniziato?
 (Lu)

mercoledì 27 giugno 2012

RACCONTO - storia di una sera d'estate


E ci fermammo, quella sera, davanti alle ultime luci del giorno
su quella strada in collina, quella in cui sorridevamo
chiedendoci l’un l’altro dove mai fossi arrivato a guidare;
La notte, silenziosa stava coprendo il mondo
del suo nero manto, mentre poco lontano danza di luce
le lucciole giocavano fra i rami degli arbusti, a volte,
curiose, ad osservarci dal vetro, ora, ad ascoltarci dal finestrino aperto.
Tenevo la tua mano, sentivo il mondo,
Baciai le tue labbra, e ti tenni stretta, fra i tuoi capelli ed il tempo,
lì si giocava il nostro gioco,
ogni tanto i fari di un’auto ci illuminavano,
illuminavano la vita, ed io, ti osservavo,
occhi che brillavano fra ciocche di capelli sul viso
e fu in quell’attimo che ti svelai il segreto,
quello per cui da tempo conservavo le mie lacrime, e le mischiai alle tue,
sentivo il tuo dolore, la tua rabbia,
nell’accarezzare i miei capelli,
ma non potevo, ti dissi, che non avrei potuto mentirti,
mi stavo di te innamorando, bugia, lo ero già;
Ed ora qui, nel buio della mia stanza, il tuo profumo sulla pelle,
il tuo dolore ancora nei miei occhi,
io, pugni chiusi alle tempie, disperato ma sereno, non ti avrei mentito a lungo,
non l’avrei voluto se tu, di me, ti fossi mai innamorata.
Ed ora sono qui, nel mio angolo buio, rannicchiato all’angolo,
come un pugile ferito, picchiato e che aspetta solo il conteggio;
e lo aspetterò, avrò pazienza, nel dolore, fra i solchi delle ferite coltiverò la speranza,
e se non darà frutto, giocherò con la disperazione,
e guarderò il buio di una notte qualunque,
cercando il tuo viso, il tuo sorriso,
sperando che un bagliore illumini ancora i tuoi occhi,
nascosti fra i lunghi capelli sul tuo viso,
e sempre ti Amerò, perché, tu,
mi hai fatto rivedere la luce, portandomi fuori dal mio angolo buio,
hai lenito le mie ferite con il sapore dei tuoi baci,
e mi hai illuminato il cielo, con il tuo sguardo.
(Lu)


sabato 16 giugno 2012

E TI CHIEDO ...


Aprimi o vita le braccia tue poderose,
insegnami ancora, come fossi un bambino,
a camminare sul tuo prato di stelle d'argento
mostrami il cammino fino all'arcobaleno,
rendimi cieco all'odio, fedele all'Amore,
insegnami il rispetto, guidami fuori dagli errori,
fammi capire dove non cadere,
portami con te fino alla fine,
fino al tramonto dei giorni,
fino all'inizio del cielo,
usami come pennello per dipingere un angolo del tuo quadro
usami come penna per scrivere un verso del tuo poema,
fai di me un sasso per lastricare il cammino di altri,
perchè non possano farsi male,
dissetami alla tua fonte, acqua limpida e fresca
dammi forza ed orgoglio,
donami umiltà, perchè io possa non sentirmi mai più in alto
di un mio fratello,
e quando alla sera, mi mostrerai il giorno trascorso,
io potrò esser felice del mio lavoro, del tuo insegnamento,
fai di me un ricordo in un sorriso,
un sorriso in una lacrima,
una lacrima di gioia sul viso di chi vuol vivere,
la gioia di un ricordo che resterà nel tempo,
granello di sabbia trasportato nel vento,
vento fra le fronde, canto di pace,
colore di un giorno, in un angolo della tua tela.
(Lu)

venerdì 25 maggio 2012

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI n°11

Ti ho osservato mentre dormivi per così tanto tempo 
Sapendo che non posso più trasformare la pioggia in sole 
Ti ho dato tutto ciò che ho 
Ed ora sto qui, troppo spaventata per stringerti la mano 

Ho paura che tu possa svegliarti e vedere 
il mostro che doveva andare via 

Perchè il riparo lo vedi come se fosse una tempesta 
Trattieni il vento per tenerti al caldo 
Sei tutto per me 
E' per questo che devo andare 
perciò dormi bene, angelo mio
(sleep well my angel - we are the fallen)




A TE (parole scritte sulla sabbia, per un eterno Amore)


Portami, dove i miei occhi vedano oltre l'invisibile velo dell'età di un corpo di donna, della mia Donna,
dove io possa sentire anche il rumore di un fiocco di neve che si posa su una piuma, oltre alla melodia delle labbra che si posano sulle mie,
dove io possa parlare al vento e vedere le mie parole posarsi nel sogno della donna che Amo,
dove io possa, insieme a te costruire il domani, partendo da oggi, guardando gli errori di ieri per non commetterli più
Portami là,  a cavallo dell'orizzonte del ricordo,
perchè io ti veda bella come quel giorno, il primo giorno,
fra l'alba dell'Amore ed il tramonto della rabbia;
Portami da lei ti prego, altro tempo non ho da buttare,
fammi pedina insieme a lei,
per giocare al gioco della vita con le regole dettate dalla comprensione,
con i piccoli trucchi della passione e
tirando i dadi del destino,
fai di noi, oltre l'assoluto, gabbiani liberi in cielo,
rendici scrittori di fiaba d'Amore,
poeti di versi di sole,
luce nel mondo, per far comprendere quanto importante sia
stringersi forte la mano
per non cadere, per aiutarsi a riprendere il cammino,
senza lasciarla,
mai.
(Lu)

sabato 19 maggio 2012

IL VOLO DEGLI AMANTI (sogno di un giovane poeta innamorato)


E abbracciati voleremo nell'infinito
perduti fra le ali del falco e l'ombra della luna,
saremo uno di due, uniti finalmente
nel desiderio di libertà,
saremo liberi dalle catene, vincoli di pietra si spezzeranno alla nostra forza,
inarcheremo la nostra schiena fino a vedere il cielo,
l'infinito azzurro, la nostra meta;
Persi nel desiderio, come il sole d'agosto bruceremo alla passione,
come la neve in primavera scioglieremo i nostri corpi fino ad unirci, fonderci in uno solo,
come il fiume ed il mare
foce di una passione che, come mano d'artista,
dipinge il nostro Amore, così unico,
così grande,
e ancora voleremo, ali forti e non avremo paura del vuoto,
siamo aria, nei nostri respiri,
siamo roccia, stretti nel nostro abbraccio,
siamo fuoco, passione furiosa;
E quando stanchi,
cadremo nel sonno sulla nuvola, ancora il sole ci sorprenderà,
anime unite in un corpo,
voglia di carezze fra i capelli,
sapore di miele sulle labbra,
delicato suono del vento nel canneto,
Amore, passione, rabbia,
vita.
(Lu)

martedì 15 maggio 2012

NELL'OMBRA (storia vera di uno stupido attore)


Ed è così triste vederti partire,
il dolore è talmente forte che quasi il cuore esplode,
il respiro, non ho più aria nei polmoni,
il pianto si ferma perchè neppure le lacrime hanno voglia di uscire;
Ogni tuo passo, una pugnalata al mio petto,
ogni tuo sguardo cieco era ormai segno di sconfitta,
che mai ho fatto per meritare questo supplizio,
tendo la mano e lo spazio che ci separa
sembra diventare così piccolo,
eppure non riesco a toccarti,
urlo il tuo nome, ma neppure io lo sento,
il mondo è nero, palla informe di bitume,
vorrei scappare e risvegliarmi in un letto sudato,
preda di un'incubo,
vorrei poterti dipingere ora, per fermare il tempo,
correrti dietro, fermarti, tenere la tua mano,
implorare il tuo Amore, quello che troppe volte ho deriso,
ho tradito, ho soffocato nel tuo petto,
in fredde notti d'Amore in agosto;
Come sembra fatto di luce il mio sbaglio,
quello che stava nascosto nell'ombra a darmi consigli,
quello che io ho ascoltato schiaffeggiando il cuore,
rinchiudendo nel buio sottoscala della mia testa i sentimenti,
ed ora è lì, danza, quasi a schernirmi,
intorno alla brace rimasta del nostro fuoco d'Amore,
e ormai la sera ti ha nascosto, portata via,
il rumore di quell'auto, inconfondibile ora,
eppure così normale fino a ieri,
il tuo ultimo mozzicone di sigaretta nel posacenere,
sul tavolo in cucina;
Lo raccolgo, lo porto vicino alle labbra,
mescolato al tabacco il tuo profumo, così bello, ora,
così stranamente normale, fino a ieri,
lo bacio, aspirando l'ultimo boccone di fumo,
ti bacio, assaporando l'ultimo atto di una rappresentazione
messa alla berlina da un critico nascosto nell'ombra,
dal quale ho accettato consiglio,
stupido attore fallito del grande palcoscenico della vita.
(Lu)



sabato 12 maggio 2012

COLORI (pensieri al volo, nel volo di un vecchio gabbiano)


E poi,
e poi ci sono quei colori nell'universo
che vedi solo chiudendo gli occhi
e lasciandoti trasportare nel volo di un gabbiano
lungo rotte inesplorate,
e senti il vento fra le ali,
e senti il caldo sul tuo corpo,
senti l'emozione del volo,
posi sul ponte di vecchie navi cariche di storia,
pregne di avventure,
e fra le urla dell'equipaggio, la voce del capitano che indica la rotta,
e riprendi a volare, il tramonto ruba lo spazio al sole,
e la notte porta il fresco vento umido di mare;
e il volo prosegue, tutta la notte,
l'isola su cui riposare è a poche miglia ormai,
il porto sarà certo deserto a quest'ora,
solo qualche ubriaco e qualche gatto in cerca degli scarti del pesce.
Il pennone della punta del molo, pronto per l'alzabandiera del mattino, fiamme di torce accese per segnalare la riva,
il faro illumina la notte,
in attesa del giorno, il sonno si fa carico di prendermi fra le sue braccia e mi lascio andare,
e mi accorgo di quanti colori ci siano nel buio,
vedo nascosti fra le rocce i riflessi delle stelle,
dietro il vecchio barile gli abiti sgualciti dell'ubriaco,
le vele ammainate, le corde di canapa,
e li vedo accesi, brillanti,
non vedo il buio nel passaggio di una notte, non vedo nero,
vedo il rosso della passione soffocata dall'inganno,
il giallo della gelosia, accesa da un litigio,
il verde della speranza sotto una montagna di immondizia,
tutti così nascosti eppure,
eppure io li vedo, li voglio far miei, ne voglio assorbire l'essenza
e tornare al sole carico di nuova vita,
perchè il mio volo di notte, non duri in eterno,
perchè dal buio si esce,
come si riaprono le vele dopo una tempesta,
perchè non è mai troppo tardi per ripartire,
perchè di vita, ne abbiamo solo una,
un dono unico, non lo si può barattare con la rabbia,
improvviso un cantastorie dalla piazza intona la sua canzone ....
" no, non perdetelo il tempo ragazzi,
non è tanto poi quanto si crede*"!...
e riprende il mio viaggio.
(Lu)

(*dalla canzone: "domenica e lunedì" di A.Branduardi)


lunedì 7 maggio 2012

FUGA


Taglierò l'ultimo filo che mi lega al burattinaio,
aprirò gli occhi e guarderò il mondo con i miei occhi,
poserò i piedi a terra e sentirò il suolo,
lo sentirò io,
aprirò le braccia, perchè lo vorrò io,
per abbracciare il vento,
respirerò, riempirò i miei polmoni d'aria,
e ne sentirò il sapore,
e correrò, sempre più forte,
fino a volare,
e saranno ali, le mie ali a trasportarmi,
ed infine tornerò a terra,
e sorriderò, prima che il burattinaio torni a prendermi,
prima che leghi di nuovo le mie braccia,
le mie gambe, la testa a quei fili,
ho volato da solo in questo giorno così speciale,
di un tempo qualunque,
ed ho sorriso alla vita.
(Lu)


giovedì 3 maggio 2012

LETTERA AD UN SOGNO (che non ritornerà)


Ti vorrei ancora,
come ti ho sentito la notte scorsa,
il profumo dei tigli,
mischiato all'erba umida di rugiada
il cielo blu, nella sera d'estate,
le stelle, gocce di felicità nel cielo;
Ricordo il rumore del mare da lontano,
dal balcone della casa sul promontorio si sentiva arrivare
quasi fosse rumore di temporale d'agosto,
ed io, seduto a cercare di ricordarti
a sperar di vederti passare, un lampo, un bagliore
un sospiro di vento fra le dita,
il bicchiere posato vicino alla bottiglia
ormai troppe volte svuotato da una gola arida di ricordo e non di sete,
la mente annebbiata ti vedeva in ogni piccolo angolo, ogni anfratto;
Ormai la luna, alta in cielo, rifletteva sulla terrazza raggi
quasi fossero carezze sul mio viso,
il rumore del silenzioso nulla, accompagnato dal vento, dal mare,
la tua voce, ancora una volta,
risuonava come martello sulla roccia,
quel saluto, quella porta chiusa dietro te,
davanti al mio Amore bruciato come sigaretta fumata controvento,
restava solo la cenere sui miei vestiti,
nella mia anima,
e tu, ora, ti vesti dei colori del mondo,
tuffata fra onde di braccia pronte ad accoglierti,
fra baci rubati da bocche cucite di spine,
troppe lune sono passate a farmi visita,
troppe volte il bicchiere è rimasto solo,
mi appoggio stancamente al bracciolo della sedia,
mi sollevo, le gambe tremano, come ogni sera,
ora, il sonno mi prende per mano, mi accompagna verso il letto,
ancora sento il tuo profumo,
lo cancello con una lacrima ed un colpo di tosse,
aspetterò un nuovo sole, per diventare l'ombra di un me stesso ormai morto,
aspetterò il tuo ritorno, invano
come si attende di sognare di nuovo lo stesso sogno.
(Lu)




domenica 29 aprile 2012

POLVERE


Distaccati attimi
sovrastano regni di cartone,
nel buio di un giorno senza sole
troviamo dentro scatole di metallo
terrore e paura,
impauriti cerchiamo rifugio in noi,
fra pensieri stesi ad asciugare
come panni ad un balcone
il vento li sbatte,
alcuni, pesanti, si staccano
cadono nel vuoto, si sbriciolano come bicchieri di cristallo,
generando altri mille pezzi,
mille nuovi dubbi
fra la polvere della strada di domani,
e si attaccano ai sandali del viandante
del cercatore di verità, del semplice pellegrino,
ed io, spettatore inerme del mio inconscio,
osservo terrorizzato impotente impaurito,
e stringendo il nulla nelle mani,
piango il dolore di un mattino di nubi e freddo vento dall'est,
e chiudo gli occhi al presente,
per non fuggire più.
(Lu)


lunedì 23 aprile 2012

Di SPERATO AMORE

E cade, nel dubbio di un profondo mai,
ho provato a cercare il vuoto,
a cercare di non trovarti fra le pagine di un libro,
nella fiamma di un camino acceso,
ho provato a perderti, ad annegarti in un bicchiere
tanto da inebriare la mia mente ma tu, tu nulla,
al risveglio sempre li,
puntuale come l'alba d'ogni giorno;
Ho provato a fuggire dal tuo ricordo,
a scordarmi di ricordarti,
a non vederti nelle lancette ferme di un orologio,
a cambiare il tuo viso con altri,
a cambiare il tuo sapore con altri,
ma non è altro che illusione e tu, tu, sempre li puntuale;
ho costruito castelli di carte nel vuoto di un giorno senza sole,
ho corso per chilometri senza percorrere un solo centimetro nella mia testa,
ho pianto tanto da stare male,
ho vomitato gridando il tuo nome ma tu, tu sempre li, puntuale
ritornavi sorridendo,
ed il tuo sorriso era una presa in giro al ricordo.
Eppure ci sei, ma quanta strada,
quanti ostacoli e quanto silenzio sopporterò,
quante volte ho soffocato un ti Amo in gola,
uccidendo un pò d'Amore ogni volta,
ho picchiato sul muro tanto da sanguinare e ad ogni pugno
urlavo il tuo nome, il sangue non ti ha cancellato,
mi sono accecato alla luce del sole
per non vederti più dentro di me, ma tu, tu ci sei,
scolpita nella pietra del pensiero, incisa a fuoco come un marchio nella mia pelle,
ed io ora, stanco di fuggirti, ti tengo stretta in me,
non ti volevo perdere se non per insegnarti a volare,
non volevo tu volassi lontano, così
mi sono tagliato le mani per non legarti,
ed ora nell'abbraccio ti sento,
e ti sogno ancora,
la ferita cicatrizza nel cuore,
e nel mio abbraccio ti ammiro,
vola, nell'eterno volo del vento,
anima libera, senza catene a tenerti,
fiore fra i fiori,
raggio di sole nella notte,
battito del mio cuore,
per sempre.
(Lu)

sabato 7 aprile 2012

LETTERA

E ti scrivo una lettera,
come foglio il cielo,
parole scritte con inchiostro di vento,
parole che escono dal cuore e si perdono nell'infinito,
e ti scrivo una lettera,
ma non ti sento, il tuo battito d'ali è ormai muto,
ed io resto lì, seduto sulla riva del fiume ed attendo,
fra l'erba e le foglie d'autunno,
e penso, e nel pensarti mi accorgo che una lacrima bagna il mio viso
e cade, scomparendo fra l'erba e la terra,
e ti scrivo una lettera con i colori del cielo, con l'inchiostro di vento,
e compongo versi astratti, reali nel mio cuore,
parole d'Amore tagliate dal dolore, strappate a morsi dal pensiero,
e ti scrivo una lettera, ma il manto che il tramonto porta con se
cancella tutto, in un attimo l'inchiostro svanisce,
ed io ti penso, volo lontano di farfalla colorata,
mentre mi alzo, il fiume sorride come una madre che consola il suo bimbo,
riprendo la via di casa,
quel sentiero fatto mille volte con la tua mano stretta nella mia;
E ti ho scritto una lettera,
che mai leggerai che mai saprai per te,
rimasta chiusa in una lacrima, cancellata da un tramonto,
nascosta in fondo al mio cuore,
per te,
per sempre.
(Lu)

lunedì 2 aprile 2012

DI PENNA E D'INCHIOSTRO

E ciò che cerco ora è qui,
riflesso nello specchio,
il nostro abbraccio,
il tuo sorriso;
Noi, due nell'uno,
apoteosi di un legame perfetto,
realtà persa nel passo sulla sabbia,
gioco di gabbiani nel cielo d'agosto,
noi due, legati come penna ed inchiostro,
rime sul foglio di un poeta errante,
alba di un giorno di sole,
sguardo perso all'orizzonte,
cavalcavia di un cammino eterno,
frase d'Amore scolpita nella pietra da un petalo di rosa.
(Lu)

Pillole n° 37

Io so assolutamente amare solo
colei che misteriosa riveste d'infinito
la carne dell'uomo.
[E. E. Cummings]

domenica 25 marzo 2012

ASCOLTANDO LA PIOGGIA, UN GIORNO QUALUNQUE

Dammi solo il tempo di capire, di farti capire;
Dammi l'attimo eterno di una carezza fra i capelli,
dammi l'ultimo posto su quel treno,
non lasciarmi ancora a terra,
non abbandonarmi ancora in un'ultima, desolata stazione fra il nulla e l'imprevisto;
Allunga la tua mano, senti il mio cuore, è lì,
batte per te,
cerca fra le mie parole il vero significato della tua esistenza,
non arrenderti mai al vuoto di un sogno infranto.
Ed io, se vorrai, andrò via,
sarò come tramonto che si spegne all'orizzonte,
lasciando il buio a far da cornice al profondo di un'agonia spezzata;
Dimmi che vuoi ancora sentire il mio calore,
una mia parola, un mio bacio;
Voltati, te ne prego, ancora una volta, i tuoi occhi
perle luminose d'amor pregne, ora solo spente fiaccole di una via di borgata,
ed io, che tento illuso di tener legato un macigno ad un sottile filo di seta, ora forse ho compreso il tuo dolore,
e lascio la presa, a terra, ginocchia sui rovi
ti vedo andare e non urlo più,
ho compreso, il tuo volo, le tue speranze, il tuo sorriso,
saranno con te, saranno nel mio cuore, per sempre.
e tu, piccola dolce fata di miele e di fragola,
vai, l'ignoto ora è tua guida,
il futuro, protegga il tuoi piedi dai sassi sul sentiero e ti doni
quella luce, quel fuoco acceso che io,
illuso re di un regno di fantasia, credevo di poterti donare,
ma che in realtà
ho saputo solo costruire su me stesso,
e ti ricorderò, piccola dolce fata di miele e di fragola
sei il mio insegnamento più grande,
sei il passaggio della primavera a ritroso sull'inverno,
sei stata ciò che ora devo diventare,
coraggio e amore, senza più illuso dolore.
(Lu)

venerdì 23 marzo 2012

Pillole n°36

Il rimpianto ha le labbra: può sorridere. Il rimorso solo i denti.
[Dino Basili]

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°10

...
Credi in te stesso e distogli lo sguardo
da tutto quello che è giusto dentro di te
Lascia tutte le tue preoccupazioni alla porta
e lasciale andare alla deriva

Ho cercato di scrutare dentro il cuore
Ma non ho potuto prendere d’assalto il dolore
il mio cuore vuoto mi ha dissanguato
lasciandomi smarrito
...

(STORM THE SORROW - Epica)

sabato 17 marzo 2012

PERCORSI

Nel sentiero della vita capita di incontrare molte persone
che, in un modo o nell'altro restano impresse
come fotogrammi sulla pellicola,
trovi il buono ed il cattivo,
lo scaltro e il credulone,
il generoso e l'avaro e poi
e poi trovi anche chi vive la vita di luce riflessa
e chi invece quella luce irradia perchè
ha quella forza interiore che permette di vedere oltre
l'orizzonte, di volare più in alto dell'aquila;
Di essere valutato ma di non valutare chi gli sta intorno,
se non per poter dare il suo aiuto;
Ecco, io, costoro ammiro, più d'ogni altra cosa
chi è capace di regalare un sorriso senza nulla chiedere in cambio
se non la consapevolezza dell'essere stato utile
ad aiutare a rialzarsi da terra chi è caduto,
e che, nell'ombra di un raggio di luna trova dimora,
per non farsi notare
come una stella fra mille, luminosa e anonima;
Una mano tesa fra la folla,
un soffio di brezza in primavera.
(Lu)

lunedì 12 marzo 2012

IL SUONATORE DI FLAUTO

Strazianti versi in una notte lontana
una voce rotta dal pianto, dalla sofferenza
il vento, fra i rami intona canti ora cupi ora addirittura spettrali
mentre lontano il lupo ulula il suo orgoglio alla notte
e mentre il gufo mi osserva,
i miei passi scricchiolano sulle foglie secche e
brividi lungo la schiena ricordano il freddo dell’autunno;
Siedo sul la riva del lago, sotto il vecchio salice l’acqua ha il colore della notte,
specchio di un nulla in cui la luna si specchia,
le canne si muovono, danza sinuosa e macabra di leggere foglie al vento;
Ho paura.
Dal mio flauto note nel nulla, inghiottite dal buio
rompono la notte;
Da lontano una luce,
il mattino mi sente,
arriva.
(Lu)

venerdì 2 marzo 2012

E LO VIDI RINASCERE

Distrattamente nel mio cammino
calpestai qualcosa gettato in un angolo buio della via,
mi sembrò un gemito di dolore, mi chinai per osservarlo,
era un amore, uno dei tanti gettati via dalla vita
calpestato e mai ascoltato,
lo raccolsi, era dolorante e tremava di freddo,
piangeva e non riusciva a fermare il sangue dalle ferite,
quante volte, quante promesse,
quante carezze fatte e poi rinnegate,
si rannicchiò nel palmo della mia mano,
provai pena per lui, mi sembrava così fragile,
così piccolo, così inerme che
non potei fare ameno di portarlo con me e curarlo;
Lo posai delicatamente sul cuscino, al caldo,
mi guardò e sorrise, volle ancora una carezza
e mi lasciò, su di lui ancora una lacrima, la sua ultima;
Piansi, piansi come non avevo mai fatto,
non avevo mai provato un vuoto così grande dentro,
ed al contempo una rabbia così profonda
per chi lo aveva gettato via.
Lo chiusi in una piccola scatola avvolto in un fazzoletto di seta
e lo seppellii con delicatezza, vicino ad una rosa;
Rimasi un poco, per salutarlo, per tenergli un poco di compagnia,
quella che illusoriamente gli avevano dato,
e mi allontanai verso casa.
Tornai il mattino dopo e vidi una rosa rossa sbocciata,
era la più bella che avessi mai visto,
e sul suo petalo, una goccia di rugiada disegnò una lacrima,
mi ricordai di lui,
e capii che non era morto, era rinato di nuovo,
per ricominciare dal principio,
per farmi capire che un Amore non muore, muta forma,
ma rinasce ogni volta,
ora più forte ora più debole,
ma non smette mai di credere nel calore di un abbraccio.
(Lu)

mercoledì 29 febbraio 2012

PENSIERO ...

A volte,
crediamo di doverci togliere un sassolino dalla scarpa,
ma non ci accorgiamo che invece,
è proprio la scarpa a farci male.
(Lu)

mercoledì 22 febbraio 2012

RIFLESSIONI n°13 - Il sogno di un poeta

E inciampo nel foglio,
fra rime scomposte,
come in un sentiero di bosco a mezzanotte,
e provo a trovar la via vicino al fiume d'inchiostro,
e macchie e macchie ancora a cancellare pensieri;
Come a scavar una buca e poi coprirla con la stessa terra,
e non trovo la via,
non trovo la stella ad indicare il mio nord,
solo freddo, nelle dita, nel pensiero,
in fondo a questo cuore,
non trovo pace, come vortice di foglie nel vento gelido d'autunno;
Calpesto l'anima, ne sento il lamento,
dove sei, o Dio del cielo,
aiuta quest'uomo, questo misero brandello di carne e vita,
nutrilo di saggezza e di ispirazione,
cado, ancora una volta,
dolore alle mani, ferite nascoste, sangue sul palmo,
mischiato all'inchiostro,
ed ancor la penna verga il foglio,
e ancor cicatrici salgono in gola,
ed io, piccolo uomo, disperato nel pianto
cerco la via, cerco la pace;
Scorgo da lontano una luce, fioca, quasi evanescente,
la seguo, inciampo ancora ma mi sorreggo alla penna,
arrivo alla porta del domani, sei tu,
sei tu che sei tornata, e mi sveglio;
Ora il mattino può prendere possesso del nuovo giorno.
(Lu)

martedì 14 febbraio 2012

RIFLESSO DI SPECCHI

Attraverso specchi di carta argentata
osservo di riflesso il gioco della vita,
volo di falene, grida di uomini caduti,
mostrando dita che sanno solo condannare
pugni al cielo, odio, dolore,
adagiati sul fianco destro della vita,
rincorriamo i sogni che fuggono
fuggono dal male, bagnati di sangue,
uccisi da inedia e immobilità,
sensi alterati, fumo che soffoca e nasconde,
freddo, ghiaccio, fra i capelli spine,
osservo, scopro e nascondo,
e tengo la cornice del mondo,
attraverso uno specchio di carta argentata
osservo, riflesso da altri specchi il mondo,
e stringo la mano, la porto al viso,
e chiedo perdono.
(Lu)

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°9

...
Oh Elise non importa cosa fai
io so che io non sarò mai veramente dentro di te
a far infiammare i tuoi occhi
nel modo in cui dovrebbero
nel modo in cui il loro blu potrebbe tirarmi dentro
se solo lo volessero se solo lo volessero
almeno io potrei perdere questa sensazione di avvertire qualcos'altro
che si nasconde
da me e da te
ci sono mondi da separare
con sguardi dolorosi e cuori spezzati
e tutte le preghiere che le tue mani possono fare
Oh io ho preso proprio tutto ciò che tu hai potuto dare
e poi ho gettato tutto via
Oh ho gettato tutto via
come buttare i volti al cielo
come buttare le braccia intorno
...
(A LETTER TO ELISE -The Cure)

Pillole n°35

Tra due parole c'è sempre un intervallo, per quanto piccolo, impercettibile. Altrimenti le parole non potrebbero essere due, ma diventerebbero una. Due parole o due note non potrebbero essere due se non ci fosse un intervallo tra loro. C'è sempre un silenzio, ma bisogna essere davvero consapevoli, e attenti, per sentirlo.
(Osho)

domenica 5 febbraio 2012

IL LIBRO MAI SCRITTO

Ho letto fra le pagine bianche di un libro mai scritto,
del domani, di un nuovo sole,
di un poeta destinato a percorrere il sentiero del mai,
armato solo della sua penna e di utopie;
Ho letto anche di sogni caduti
e di ricordi sbiaditi dall'oblio del progresso,
ho letto di memorie scritte con il sangue
di chi le ha lasciate in eredità,
ho letto di lacrime versate nel mare, confuse fra altre mille,
di sabbia gettata negli occhi,
di polvere ad offuscare la verità;
Ho letto della vita, ma era l'ultima pagina.
(Lu)

martedì 31 gennaio 2012

NOTTE

Disegno nel nulla con pennelli di carta il mio domani,
vuoto fatto di sensazioni crescenti
dilaga nel senso di un dovere imposto dall'educazione,
mi rivolgo a ponente,
il sole mi saluta,
e chiedo alla notte di rendermi spettatore pagante di questa nuova avventura,
il mio domani ha inizio nell'oggi,
nell'attimo passato di un sogno vissuto,
nel cogliere un fiore con lo sguardo, per non ucciderlo,
nel tener stretta la tua mano, per non morire,
nel sentirmi vivo,
parte di un'universo senza tempo,
pulviscolo infinitesimale di un granello di sabbia,
e chiedo perdono del male che ho fatto,
mondando il mio cuore dal peccato ritrovo il cammino,
e mi siedo,
all'alba per veder tornare il sole,
e di esso,
mi scaldo.
(Lu)

martedì 24 gennaio 2012

RINASCITA

E come posso portarti ancora in me
dopo l'esilio dell'anima, dopo il silenzio del cuore;
Come posso, io, sentirti ancor gioire
se del tuo tempo condiviso ho solo lacrime,
hai portato il velo della tristezza, l'ho tolto
a poco a poco, ti ho fatto indossare
vesti colorate di sole
profumate di primavera;
Pensieri come dolci armonie
quando in te, nel tuo cuore mi perdevo,
sentivo il passare dell'attimo come ruscello di montagna
fresco e dissetante,
per te a tutto diedi un suono,
per te a tutto diedi colore,
ed ora eccomi qui, il tuo velo grigio fra le mani
solo questo tuo ultimo dono,
ti sei presa il sole, la primavera
e sei andata oltre l'orizzonte,
a regalare il cuore a chi il tuo cuore non ha conosciuto prima.
E tu, vita, a volte ingiusto giudice
ti soffermi e mi sorridi come una madre,
tu sai che il tuo destino è scritto in quello di
quest'uomo seduto, pensiero nel vuoto,
e poggiando la tua mano sulla mia spalla
mi esorti a continuare,
mi sollevi e insieme prendiamo un nuovo foglio
una nuova penna e iniziamo a scrivere, nuove parole
un nuovo libro prende forma.
(Lu)

Pillole n°34

Con tutte le lettere che non abbiamo scritto, si potrebbe riscrivere un amore meraviglioso.
[Dino Basili]

venerdì 20 gennaio 2012

NEBBIA

Distratti dalle fioche luci del porto nella nebbia
stanchi gabbiani cercano riposo sulle vecchie navi cigolanti
all'ormeggio, cigolano contro la banchina i galleggianti, schiacciati dal peso
schiacciati dal mare;
L'odore salmastro si insinua nei vicoli del paese,
vecchi pescatori, inebriati dal rhum raccontano favole di pesca surreali,
poco lontano un bimbo fugge verso casa
seguendo il richiamo delle grida di sua madre.
L'ombra, il chiarore di fioche lampade,
rendono i vicoli ancor più tenebrosi,
come ad attendere un demone, da un'attimo all'altro.
seduto sull'uscio un vecchio fuma la pipa e mescola il suo fumo alla densa nebbia,
lì vicino i tini in cui le reti riposano fino al prossimo tuffo;
ed io passeggio, ormai i rintocchi della campana
si fanno ancor più ovattati, rumore di stoviglie dall'osteria,
miagolio di gatti alla porta della cucina.
Ed io passeggio, scruto il passo, ascolto il mare, osservo il nulla,
e ti cerco, e vorrei vederti dalla nebbia apparire
come miraggio, come sogno realizzato,
ma non ci sei più, salpata in quel giorno di settembre di mille giorni fa.
Ed io passeggio, incurante dell'umido, incurante del buio,
apatico spettatore di un giorno qualunque.
Ed io passeggio, e ti cerco, e ti spero felice,
mescolo parole con la brace della sigaretta,
l'ultimo rintocco, il mare si placa, la nebbia si dissolve,
il faro illumina fette di mare e di terra,
e fra le nubi la luna, bella ad illuminare argentee strisce di mare;
Ed io passeggio, come il suono triste di un pianoforte i miei passi,
e ti attendo, e ti spero su ogni nave che entra in porto,
ed io passeggio da mille giorni come il primo,
fra mille giorni sempre come il primo.
(Lu)

martedì 17 gennaio 2012

PRIME LUCI DELL'ALBA

Linee sottili all'orizzonte,
come lame sottili, le prime luci dell'alba
regalano spazi di colore
il velo dell'acqua si tinge di nuovo;
L'occhio volge dove il cielo incontra il mare,
come luccicanti stelle di sale gli spruzzi dell'onda,
solo il rumore dell'onda
solo il suono ovattato del passo sulla sabbia,
il gabbiano si desta dal torpore e mi osserva,
apre le ali in un mio battito di ciglia
ed è già in volo;
Prime luci dell'alba,
anche oggi
il dono del domani è fatto.
(Lu)

Pillole n°33

Una delle cose più belle nella vita, è trovare qualcuno che riesce a capirti, senza il bisogno di dare tante spiegazioni!

-Kahlil Gibran-

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°8

Sei una goccia nella pioggia
Solo un numero non un nome
E non te ne accorgi
E te ne rendi conto
Alla fine del giorno
Sei un ago nel pagliaio
Lo hai scritto e firmato
E adesso lo devi affrontare
Umanità
Umanità
Addio

(HUMANITY - Scorpions)

martedì 10 gennaio 2012

RIFLESSIONI n°12 - L'ombra

Fuggi dal crepuscolo,
piccola ombra di un mattino d'estate,
nasconditi al buio per non morire in lui,
nella fioca luce di una candela il tuo destino,
alito di vita,
sentimento caduto in fondo ad un crepaccio,
nutri speranza con certezze infrante
sogni ripetuti
voglia di mutamento,
la luce, il buio,
il destino e l'oblìo,
fuggi dal cuore le paure acclamate,
rancore di secoli in un cestino del pane,
corri nel bosco,
spine dolorose sulla pelle,
sotto ai piedi sassi taglienti,
siedi ed attendi il passaggio delle allodole,
il buio fuggirà ancora
lasciando il posto al sole,
e sarai ancora ombra
fino al calar delle tenebre.
(Lu)

lunedì 9 gennaio 2012

LO SCRIGNO

Affido al mare il mio messaggio
chiuso in uno scrigno di madreperla,
so che saprà custodirlo nel tempo,
so che le amiche alghe lo nasconderanno con il loro manto,
so che la sabbia lo farà dormire in un morbido letto,
so che il corallo lo difenderà dal tempo;
E lui riposerà al sicuro, lontano da pensieri cattivi,
lontano da ingiuste divagazioni;
Sarà al sicuro, sarà in quello scrigno costruito per lui,
e so, che quando vorrò,
lo potrò trovare lì, dove al mare l’ho affidato,
dove l’alga lo ha nascosto,
dove la sabbia lo ha cullato
ed il corallo l’ha difeso.
E quando lo porterò di nuovo al caldo del sole,
quando la chiave del mio cuore tornerà a far scattare la serratura,
quando tornerà a sentire l’aria fresca, a vedere la luce del giorno,
sarà pronto per essere capito e condiviso,
da un altro cuore, da altro pensiero
uscirà , con la forza di un temporale e sorriderà,
come un bimbo davanti ad un gioco,
e si siederà vicino al cuore
ad attendere di esser preso per mano,
e ...
(Lu)

lunedì 2 gennaio 2012

Pillole n°33

Vita d’oblio
Estatico tormento.
In una notte
di pioggia rossa
si perde la mia anima
inghiottita dal buio
di polvere ed umida
tomba.

Claudia Murachelli (fallen angel)

TESTI FATTI A PEZZI DA PEZZI DI TESTI - n°7

I tuoi demoni, ti hanno mai lasciato andare?
Quando ci hai provato
si sono nascosti ancora più in fondo
È qualcuno che conosci?
Sei solo un’immagine,
un’immagine catturata nel tempo
Noi siamo una bugia, tu ed io
siamo parole senza una rima.

(Rainbow in the dark - R.J.Dio)

BUIO

Quando sarà spenta la luce,
nel buio totale,
nel silenzio,
tutti i posti saranno uguali,
non ci sarà respiro,
occhi impauriti guarderanno il nulla,
nel nulla,
illusione di suoni, illusione di parole,
illusione di luce,
cercheremo il nostro volto con le dita fredde,
senza più trovarlo;
Fine annunciata di un gioco perverso,
un nome su una pietra.
(Lu)