martedì 3 luglio 2012

FANTASMI - storia di un Amore perduto


Osservo attraverso vetri appannati dal troppo caldo che emana la stufa
il gioco del vento fra i rami spogli
come impaurite mani a graffiare il cielo,
facendolo sanguinare bagnandosi delle sue lacrime che,
copiose cadono a terra e battono sul vetro,
ticchettio regolare come il battito delle mani sui tasti del pianoforte,
nervosamente attendo, si ma cosa?
Che squilli un telefono o forse che suoni il campanello,
intanto non smette la pioggia e non smettono le mie dita,
risonanza di rumori, il mio cervello non ce la fa più,
fugge da questo oblio e si rifugia in un vecchio disco consumato dalla puntina e dal tempo,
gracchianti note di blues escono dai vecchi altoparlanti,
verso nel bicchiere ciò che resta della bottiglia, mi accendo una sigaretta la prima mi dico,
ovviamente dopo l’ultima di dieci minuti fa;
E cerco fra i ritagli di giornale fra i fotogrammi del mio passato il tuo volto,
senza trovarlo se non voltato, vedo solo i tuoi lunghi capelli neri,
impreco, picchiando ora con forza sui tasti del pianoforte,
distorcendo il triste ma melodioso suono,
e mi accorgo d’aver il viso bagnato, solcato da lacrime amare come fiele,
e mi passo una mano fra i capelli, disperato, vorrei, si ma cosa, vorrei vederti, toccarti,
vorrei fare l’amore con te e non con la tua ombra, vorrei si,
che tu mi fossi ora vicina e mi consolassi del male che ti ho fatto,
vorrei ricominciare, ma …
Come si costruisce una fine, se neppure si è certi di come si è iniziato?
 (Lu)

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