Quando la tempesta sarà finita, probabilmente non saprai neanche tu come hai fatto ad attraversarla e a uscirne vivo. Anzi, non sarai neanche sicuro se sia finita per davvero. Ma su un punto non c'è dubbio. Ed è che tu, uscito da quel vento, non sarai lo stesso che vi era entrato.
[Haruki Murakami]
martedì 30 agosto 2011
domenica 28 agosto 2011
CAPIRE
Fuggii dal mio presente per non incontrare il mio futuro,
il mio tempo passato mi disse di stare attento al domani.
Chiesi una tregua al tempo, non me la concesse,
cercai rifugio di notte in un sogno, all'alba mi sorprese e mi cacciò via.
Non sapevo più dove trovare rifugio,
vidi uno specchio, una figura dall'altra parte,
un'altro io, a cui chiesi di fare cambio;
Mi sorrise, allungò la sua mano e la poggiò contro la mia,
mi fissò e fu in quell'attimo,
in quell'istante che guardai l'orologio,
non si sorprese del mio sguardo, imperterrito continuò la sua corsa,
mi sentii un traditore del mio destino,
un guerriero che sfugge il suo dovere,
sistemai il mio elmo, raccolsi la mia spada;
tornai sul campo, per non fuggire più.
(Lu)
il mio tempo passato mi disse di stare attento al domani.
Chiesi una tregua al tempo, non me la concesse,
cercai rifugio di notte in un sogno, all'alba mi sorprese e mi cacciò via.
Non sapevo più dove trovare rifugio,
vidi uno specchio, una figura dall'altra parte,
un'altro io, a cui chiesi di fare cambio;
Mi sorrise, allungò la sua mano e la poggiò contro la mia,
mi fissò e fu in quell'attimo,
in quell'istante che guardai l'orologio,
non si sorprese del mio sguardo, imperterrito continuò la sua corsa,
mi sentii un traditore del mio destino,
un guerriero che sfugge il suo dovere,
sistemai il mio elmo, raccolsi la mia spada;
tornai sul campo, per non fuggire più.
(Lu)
venerdì 26 agosto 2011
Pillole n°17
L'amore è un fuoco nascosto, una piaga gradevole,
un veleno saporito, una amarezza dolce, un dolore dilettevole,
un tormento allegro, una ferita dolce e fiera, una morte blanda.
(Fernando de Rojaz)
un veleno saporito, una amarezza dolce, un dolore dilettevole,
un tormento allegro, una ferita dolce e fiera, una morte blanda.
(Fernando de Rojaz)
AMAZZONE
Ti stavo guardando,
osservavo le tue movenze,
danza eterea di musa ispiratrice;
Ti sentivo in ogni cosa, in ogni angolo ti vedevo,
in ogni persona incrociata per strada,
in ogni auto che passava.
Ti vidi combattere, ti vidi vincere battaglie
in una guerra che sapevi di perdere,
ti vidi sorridere sempre all'azzurro chiaro del cielo terso
così come al grigio di un temporale,
stupenda amazzone, di speranza armata,
con il tuo arco e le tue frecce senza punta
ti vidi andare contro il nemico,
nera bestia senza sentimento,
mietitrice di anime per farne dono alla morte.
Ti vidi e ti accompagnai fino all'ultimo,
io, senza nulla poter fare se non guardarti spegnere
come luce di fioca candela senza ormai più cera.
Ti vidi sorridere anche in quel letto,
il tuo sguardo ormai spento, il tuo cuore stanco,
la tua pelle bianca e segnata dalle ossa,
ti vidi scoccare l'ultima freccia, e vidi ridere la bestia quando la mancasti.
Mi restò solo il pianto, quando,
dai tuoi occhi, lungo la guancia scese una lacrima,
la presi con le dita e la poggiai sulle mie labbra,
ultimo bacio di un'amazzone colpita a morte,
mai doma e decisa fino all'ultimo,
arresa alla forza di un nemico troppo più forte.
Ora riposi fra le ninfee del lago, sei il fiore più colorato,
ed io, seduto ti osservo, le tue movenze,
la tua danza con l'acqua morbida e sensuale,
e resto lì, immobile, vedo il tuo sorriso,
e sui tuoi petali poso una lacrima,
il bacio di un'uomo che nulla ha potuto
se non vederti fino all'ultimo sorridere.
Ed Amarti in silenzio, per l'eternità.
(Lu)
osservavo le tue movenze,
danza eterea di musa ispiratrice;
Ti sentivo in ogni cosa, in ogni angolo ti vedevo,
in ogni persona incrociata per strada,
in ogni auto che passava.
Ti vidi combattere, ti vidi vincere battaglie
in una guerra che sapevi di perdere,
ti vidi sorridere sempre all'azzurro chiaro del cielo terso
così come al grigio di un temporale,
stupenda amazzone, di speranza armata,
con il tuo arco e le tue frecce senza punta
ti vidi andare contro il nemico,
nera bestia senza sentimento,
mietitrice di anime per farne dono alla morte.
Ti vidi e ti accompagnai fino all'ultimo,
io, senza nulla poter fare se non guardarti spegnere
come luce di fioca candela senza ormai più cera.
Ti vidi sorridere anche in quel letto,
il tuo sguardo ormai spento, il tuo cuore stanco,
la tua pelle bianca e segnata dalle ossa,
ti vidi scoccare l'ultima freccia, e vidi ridere la bestia quando la mancasti.
Mi restò solo il pianto, quando,
dai tuoi occhi, lungo la guancia scese una lacrima,
la presi con le dita e la poggiai sulle mie labbra,
ultimo bacio di un'amazzone colpita a morte,
mai doma e decisa fino all'ultimo,
arresa alla forza di un nemico troppo più forte.
Ora riposi fra le ninfee del lago, sei il fiore più colorato,
ed io, seduto ti osservo, le tue movenze,
la tua danza con l'acqua morbida e sensuale,
e resto lì, immobile, vedo il tuo sorriso,
e sui tuoi petali poso una lacrima,
il bacio di un'uomo che nulla ha potuto
se non vederti fino all'ultimo sorridere.
Ed Amarti in silenzio, per l'eternità.
(Lu)
domenica 21 agosto 2011
EQUILIBRISTA
Equilibrista del cuore,
circondato dal vuoto, senza rete,
un passo davanti all'altro,
un battito e poi l'altro,
eterna danza sul filo teso della vita.
Il pubblico applaude, resta in ansia per un passo titubante,
lo sguardo fisso in avanti,
non ci si volta indietro,
non ci si siede, respiro lento, a volte soffocato dal tremore,
piccole vibrazioni sotto i piedi,
leggera la brezza sembra uragano, nessun appiglio,
da sotto, il clown cerca di regalare sorrisi alla folla,
cerca di render meno drammatico l'attimo,
lo sento, vorrei esser lui, vorrei esser altrove,
volare in alto, come l'aquila,
vorrei la rete, vorrei che questo attimo eterno, finisse,
il sudore lambisce il mio volto,
le gocce sugli occhi bruciano,
eppure bisogna guardare avanti, non sentire la paura e la fatica;
un passo dopo l'altro,
un battito dopo l'altro.
(Lu)
circondato dal vuoto, senza rete,
un passo davanti all'altro,
un battito e poi l'altro,
eterna danza sul filo teso della vita.
Il pubblico applaude, resta in ansia per un passo titubante,
lo sguardo fisso in avanti,
non ci si volta indietro,
non ci si siede, respiro lento, a volte soffocato dal tremore,
piccole vibrazioni sotto i piedi,
leggera la brezza sembra uragano, nessun appiglio,
da sotto, il clown cerca di regalare sorrisi alla folla,
cerca di render meno drammatico l'attimo,
lo sento, vorrei esser lui, vorrei esser altrove,
volare in alto, come l'aquila,
vorrei la rete, vorrei che questo attimo eterno, finisse,
il sudore lambisce il mio volto,
le gocce sugli occhi bruciano,
eppure bisogna guardare avanti, non sentire la paura e la fatica;
un passo dopo l'altro,
un battito dopo l'altro.
(Lu)
venerdì 19 agosto 2011
REGINA DEL MARE
Ti vidi, passeggiare sul molo quel freddo mattino d'autunno,
non potei fare a meno di notare il tuo passo, delicato ed elegante,
sotto al cappello, i tuoi lunghi capelli castani
si accompagnavano, morbido contrasto,
al giaccone beige che indossavi,
le tue mani, fasciate in aderenti guanti di pelle,
non potevano nascondere le tue dita, lunghe e affusolate;
Notai il tuo viso, le tue labbra, morbide e dischiuse in un sorriso,
i tuoi occhi, azzurri e profondi come il mare in questo periodo,
il tuo naso perfetto, dolcemente arrossato dal freddo;
Mi passasti accanto, sento ancora il rumore del tuo passo,
dettato agli stivali dalle tue lunghe e stupende gambe,
che spuntavano dalla gonna in velluto, strette in neri collant pesanti,
il profumo che avevi addosso, dolce sinfonia di aromi
che delicatamente si accompagnava all'odore salmastro
portato dal vento e dal mare.
Uno sguardo, un secondo, un passo e poi un'altro,
ti osservai, regina del mare attraversare i miei più remoti pensieri e,
perderti, come nube dopo il temporale
nel nulla di quel freddo mattino d'autunno,
per non rivederti mai più.
E mi piace, ora, sedermi sul muretto del molo,
ed immaginare che, quegli spruzzi sollevati dalle onde del mare,
trasportati dal vento, e posati sul mio viso,
altro non siano che un tuo bacio;
e respirando profondamente, ti catturo in me,
per regalarti ancora una volta ai miei pensieri,
e chiudendo gli occhi, per un secondo,
sorridere ancora.
(Lu)
non potei fare a meno di notare il tuo passo, delicato ed elegante,
sotto al cappello, i tuoi lunghi capelli castani
si accompagnavano, morbido contrasto,
al giaccone beige che indossavi,
le tue mani, fasciate in aderenti guanti di pelle,
non potevano nascondere le tue dita, lunghe e affusolate;
Notai il tuo viso, le tue labbra, morbide e dischiuse in un sorriso,
i tuoi occhi, azzurri e profondi come il mare in questo periodo,
il tuo naso perfetto, dolcemente arrossato dal freddo;
Mi passasti accanto, sento ancora il rumore del tuo passo,
dettato agli stivali dalle tue lunghe e stupende gambe,
che spuntavano dalla gonna in velluto, strette in neri collant pesanti,
il profumo che avevi addosso, dolce sinfonia di aromi
che delicatamente si accompagnava all'odore salmastro
portato dal vento e dal mare.
Uno sguardo, un secondo, un passo e poi un'altro,
ti osservai, regina del mare attraversare i miei più remoti pensieri e,
perderti, come nube dopo il temporale
nel nulla di quel freddo mattino d'autunno,
per non rivederti mai più.
E mi piace, ora, sedermi sul muretto del molo,
ed immaginare che, quegli spruzzi sollevati dalle onde del mare,
trasportati dal vento, e posati sul mio viso,
altro non siano che un tuo bacio;
e respirando profondamente, ti catturo in me,
per regalarti ancora una volta ai miei pensieri,
e chiudendo gli occhi, per un secondo,
sorridere ancora.
(Lu)
mercoledì 17 agosto 2011
Pillole n°16
CHIAREZZA "QING"
"Qing" in cinese significa "chiaro", "lucido" e "puro". Questo carattere e' un ideogramma relativamente semplice composto da due elementi: l'acqua rappresentata dalle tre goccie laterali ed "il colore della natura", la parte destra del simbolo.
"Qing" in cinese significa "chiaro", "lucido" e "puro". Questo carattere e' un ideogramma relativamente semplice composto da due elementi: l'acqua rappresentata dalle tre goccie laterali ed "il colore della natura", la parte destra del simbolo.
BAGLIORE
Un bagliore, poi milioni di piccole luci,
colori, cangianti e brillanti,
risaltano nel nero di una notte solo dalla luna illuminata;
migliaia d occhi ad osservare questo spettacolo,
dura per l'eternità di un secondo,
poi, così come il cielo è divenuto macchia di colore,
così torna nero, buio,
solo la nuvola di fumo ricorda il passaggio
di un secondo di emozione.
Come un sorriso dopo un litigio,
come una carezza dopo uno schiaffo,
lampi di gioia, poi tutto torna normale;
Come un fuoco d'artificio, noi,
bruciamo e per un'attimo coloriamo il nero
della normalità,
mille colori, un sorriso,
occhi pieni di serenità, pieni di stupore,
poi tornano come prima.
Continuando a cercare l'attimo
in cui quel fuoco scoppierà,
ed il colore tornerà a farci sorridere.
(Lu)
colori, cangianti e brillanti,
risaltano nel nero di una notte solo dalla luna illuminata;
migliaia d occhi ad osservare questo spettacolo,
dura per l'eternità di un secondo,
poi, così come il cielo è divenuto macchia di colore,
così torna nero, buio,
solo la nuvola di fumo ricorda il passaggio
di un secondo di emozione.
Come un sorriso dopo un litigio,
come una carezza dopo uno schiaffo,
lampi di gioia, poi tutto torna normale;
Come un fuoco d'artificio, noi,
bruciamo e per un'attimo coloriamo il nero
della normalità,
mille colori, un sorriso,
occhi pieni di serenità, pieni di stupore,
poi tornano come prima.
Continuando a cercare l'attimo
in cui quel fuoco scoppierà,
ed il colore tornerà a farci sorridere.
(Lu)
domenica 14 agosto 2011
sabato 13 agosto 2011
Pillole n°15
Quando l'ultima fiamma sarà spenta,
l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce catturato,
solo allora capirete
che non si può mangiare il denaro.
(Toro Seduto)
l'ultimo fiume avvelenato,
l'ultimo pesce catturato,
solo allora capirete
che non si può mangiare il denaro.
(Toro Seduto)
31/12/2046
Osservai ancora una volta, forse l'ultima,
il tramonto dal mio posto di controllo;
Il rumore dell'ossigeno nella maschera ne distorceva un pò il momento,
la tuta mi impediva alcuni movimenti rendendomi goffo,
quasi fossi un burattino
nelle mani di un novello burattinaio,
guardavo ciò che restava della terra,
il deserto rosso fuori,
il cielo ornato di viola presagio di cupa sventura,
non c'era più nulla dopo l'esplosione,
resti immobili di giganti palazzi,
sembravano venire verso di noi, per finire ciò che fu iniziato;
Eravamo rimasti in pochi ormai,
chi si era salvato, era forse condannato ad una sorte peggiore
di coloro che erano morti,
vivere in un cubo di cemento e piombo,
respirare aria artificiale,
mangiare solo cibi insapori,
e la luce, non più sole ma neon,
il ronzio del generatore era ormai fisso nelle nostre teste,
eravamo forse già divenuti pazzi, non so.
Continuavo a scorgere da lontano figure spaventose,
animali mutati, uomini ridotti a larve mostruose,
e un pò me ne sentivo responsabile,
io, uomo, soldato, combattente ee guerriero,
io piccolo ed inutile scarafaggio,
convinto dal denaro, ora esecutore di sentenze
scritte nel vuoto, ogni proiettile sparato
ogni uomo ucciso, o forse liberato dal destino crudele,
forse li rendevo liberi, non più ridotti a larve,
ora anime in cielo,
le loro colpe espiate anche in un solo giorno
su ciò che restava della terra.
Cercavo conforto in me stesso, cercavo di sorridere,
di vedere il mio sorriso riflesso nel plexiglass della maschera,
nulla; Il buio, il vuoto, solo un'altro colpo sparato,
un rantolo e un'anima in volo
staccata da un corpo irriconoscibile a terra.
Questa sera, nel mio letto, di sicuro troverò le risposte,
intanto ci si preparava a festeggiare l'arrivo del 2047.
(Lu)
il tramonto dal mio posto di controllo;
Il rumore dell'ossigeno nella maschera ne distorceva un pò il momento,
la tuta mi impediva alcuni movimenti rendendomi goffo,
quasi fossi un burattino
nelle mani di un novello burattinaio,
guardavo ciò che restava della terra,
il deserto rosso fuori,
il cielo ornato di viola presagio di cupa sventura,
non c'era più nulla dopo l'esplosione,
resti immobili di giganti palazzi,
sembravano venire verso di noi, per finire ciò che fu iniziato;
Eravamo rimasti in pochi ormai,
chi si era salvato, era forse condannato ad una sorte peggiore
di coloro che erano morti,
vivere in un cubo di cemento e piombo,
respirare aria artificiale,
mangiare solo cibi insapori,
e la luce, non più sole ma neon,
il ronzio del generatore era ormai fisso nelle nostre teste,
eravamo forse già divenuti pazzi, non so.
Continuavo a scorgere da lontano figure spaventose,
animali mutati, uomini ridotti a larve mostruose,
e un pò me ne sentivo responsabile,
io, uomo, soldato, combattente ee guerriero,
io piccolo ed inutile scarafaggio,
convinto dal denaro, ora esecutore di sentenze
scritte nel vuoto, ogni proiettile sparato
ogni uomo ucciso, o forse liberato dal destino crudele,
forse li rendevo liberi, non più ridotti a larve,
ora anime in cielo,
le loro colpe espiate anche in un solo giorno
su ciò che restava della terra.
Cercavo conforto in me stesso, cercavo di sorridere,
di vedere il mio sorriso riflesso nel plexiglass della maschera,
nulla; Il buio, il vuoto, solo un'altro colpo sparato,
un rantolo e un'anima in volo
staccata da un corpo irriconoscibile a terra.
Questa sera, nel mio letto, di sicuro troverò le risposte,
intanto ci si preparava a festeggiare l'arrivo del 2047.
(Lu)
venerdì 12 agosto 2011
giovedì 11 agosto 2011
LA NOTTE DELLE STELLE CADENTI
Seduto sul molo, nel buio osservo il cielo,
illuminato dalla luna sembra più grande,
le stelle sembrano solo piccoli punti di luce,
piccole fiammelle accese da migliaia di cerini;
Ed il mare racconta, con il suo lento parlare
di come le stelle cercano un posto nuovo dove andare,
ora vanno via, come lacrima che scende dal viso,
e lo racconta all'innamorato che ha perso il suo Amore;
Ora tagliano il cielo come lame affilate, lasciando invisibile ferita,
e lo racconta a chi, ha chiesto perdono per l'aver commesso un torto;
Ora le vedi fuggire, come timide fanciulle di un tempo lontano,
per non farsi guardare dall'occhio del giovane,
e lo racconta a chi Ama, ma non è capace di farsi avanti;
Ora sembrano disegnare note, come melodia armoniosa,
e lo racconta al sognatore, che vive con il suo pensiero perso fra le nuvole;
Ora sembra compongano parole, e questo lo racconta al poeta,
a colui che ha perso un'Amore, e ne soffre,
a colui che un torto ha fatto, e ne prova dolore,
a colui che ad una vita nuova non riesce a dare credito,
a colui che sogna melodie armoniose, composte stringendo al cuore la mano dell'amata.
Le racconta a me, seduto sul molo,
che ascolto con lo sguardo perso nel cielo,
nel buio di una notte, dalla luna illuminata,
che, nella luce di mille cerini ha visto ricordi e sogni,
e che, chiudendo gli occhi ed esprimendo un desiderio,
mi illuderò di un domani diverso,
e che mi sveglierò, ringraziando il mare,
che mi ha regalato un volo, un sogno, un pensiero,
e sorrido.
(Lu)
illuminato dalla luna sembra più grande,
le stelle sembrano solo piccoli punti di luce,
piccole fiammelle accese da migliaia di cerini;
Ed il mare racconta, con il suo lento parlare
di come le stelle cercano un posto nuovo dove andare,
ora vanno via, come lacrima che scende dal viso,
e lo racconta all'innamorato che ha perso il suo Amore;
Ora tagliano il cielo come lame affilate, lasciando invisibile ferita,
e lo racconta a chi, ha chiesto perdono per l'aver commesso un torto;
Ora le vedi fuggire, come timide fanciulle di un tempo lontano,
per non farsi guardare dall'occhio del giovane,
e lo racconta a chi Ama, ma non è capace di farsi avanti;
Ora sembrano disegnare note, come melodia armoniosa,
e lo racconta al sognatore, che vive con il suo pensiero perso fra le nuvole;
Ora sembra compongano parole, e questo lo racconta al poeta,
a colui che ha perso un'Amore, e ne soffre,
a colui che un torto ha fatto, e ne prova dolore,
a colui che ad una vita nuova non riesce a dare credito,
a colui che sogna melodie armoniose, composte stringendo al cuore la mano dell'amata.
Le racconta a me, seduto sul molo,
che ascolto con lo sguardo perso nel cielo,
nel buio di una notte, dalla luna illuminata,
che, nella luce di mille cerini ha visto ricordi e sogni,
e che, chiudendo gli occhi ed esprimendo un desiderio,
mi illuderò di un domani diverso,
e che mi sveglierò, ringraziando il mare,
che mi ha regalato un volo, un sogno, un pensiero,
e sorrido.
(Lu)
mercoledì 10 agosto 2011
martedì 9 agosto 2011
Pillole n°13
Uno scrittore non dimentica mai la prima volta che accetta qualche moneta o un elogio in cambio di una storia. Non dimentica mai la prima volta che avverte nel sangue il dolce veleno della vanità e crede che, se riuscirà a nascondere a tutti la sua mancanza di talento, il sogno della letteratura potrà dargli un tetto sulla testa, un piatto caldo alla fine della giornata e soprattutto quanto più desidera: il suo nome verrà stampato su un miserabile pezzo di carta che vivrà sicuramente più a lungo di lui. Uno scrittore è condannato a ricordare quell'istante, perché a quel punto è già perduto e la sua anima ormai ha un prezzo.
[Carlos Ruiz Zafòn]
[Carlos Ruiz Zafòn]
CENERE
Anche oggi, seduto qui a scrivere,
questo scrittoio, la penna, la mia candela ormai consunta;
Fedeli ed ormai unici confidenti dei miei pensieri,
anche oggi scriverò di lei, ne farò poesia,
la decanterò mia musa eterna e irreale,
mio sogno fuggito da tempo,
mio incubo di ogni notte, quando sento la sua mano staccarsi dalla mia,
sento scendere l'inverno, il freddo nel mio cuore, la neve copre i miei ricordi,
i miei pensieri chiusi nel ghiaccio;
Mi sveglio sudato, impaurito, eppure è ogni notte,
non va via, in me ha trovato fertile terreno in cui crescere;
Ed io, ti scrivo, ti butto via così, cerco di mandarti via
con l'inchiostro, scrivo di te,
e spero che il pensiero si fermi li, non torni indietro,
ma è vana illusione di uno scrittore innamorato,
e allora continuo, nella mia eterea riflessione e scrivo,
le parole scendono sul foglio e vi si fermano con l'impeto
e la portata di un fiume in piena,
milioni di lettere formano catene che voglio spezzare,
ogni parola un mattone che diventa muro invalicabile nella mia anima.
Le lacrime si mescolano a rafforzare il dolore,
come se avessi bevuto veleno, mentre la penna compone
il mio stomaco si contorce, la testa mi scoppia
sento pesanti le braccia, non riesco a parlare,
mi fa male, mi fai male, la penna, sul foglio, compone parole
storpie, come il mio essere, come la mia anima.
Ora, come sempre affiderò le parole
all'unico amico che so le terrà per sempre con se,
poso la penna e sul fuoco della candela ti riduco in cenere.
Solo così riesco a trovar un pò di pace,
e torno nel mio letto,
mentre l'alba fa da sveglia ad un nuovo giorno.
(Lu)
questo scrittoio, la penna, la mia candela ormai consunta;
Fedeli ed ormai unici confidenti dei miei pensieri,
anche oggi scriverò di lei, ne farò poesia,
la decanterò mia musa eterna e irreale,
mio sogno fuggito da tempo,
mio incubo di ogni notte, quando sento la sua mano staccarsi dalla mia,
sento scendere l'inverno, il freddo nel mio cuore, la neve copre i miei ricordi,
i miei pensieri chiusi nel ghiaccio;
Mi sveglio sudato, impaurito, eppure è ogni notte,
non va via, in me ha trovato fertile terreno in cui crescere;
Ed io, ti scrivo, ti butto via così, cerco di mandarti via
con l'inchiostro, scrivo di te,
e spero che il pensiero si fermi li, non torni indietro,
ma è vana illusione di uno scrittore innamorato,
e allora continuo, nella mia eterea riflessione e scrivo,
le parole scendono sul foglio e vi si fermano con l'impeto
e la portata di un fiume in piena,
milioni di lettere formano catene che voglio spezzare,
ogni parola un mattone che diventa muro invalicabile nella mia anima.
Le lacrime si mescolano a rafforzare il dolore,
come se avessi bevuto veleno, mentre la penna compone
il mio stomaco si contorce, la testa mi scoppia
sento pesanti le braccia, non riesco a parlare,
mi fa male, mi fai male, la penna, sul foglio, compone parole
storpie, come il mio essere, come la mia anima.
Ora, come sempre affiderò le parole
all'unico amico che so le terrà per sempre con se,
poso la penna e sul fuoco della candela ti riduco in cenere.
Solo così riesco a trovar un pò di pace,
e torno nel mio letto,
mentre l'alba fa da sveglia ad un nuovo giorno.
(Lu)
sabato 6 agosto 2011
TU ERI TUTTO CIO' DI CUI AVEVO BISOGNO
Ti ho guardato mentre andavi via,
ti seguivo con lo sguardo mentre eri sempre più lontana,
la tua figura si rimpiccioliva, sfumata dal sole,
ed io, dentro di me pensavo sempre che tu eri tutto ciò di cui avevo bisogno;
seduto con la testa fra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia,
neppure avevo la forza di piangere.
Ti guardavo solamente, urlai il tuo nome,
poi mi accorsi che lo avevo fatto solo dentro me,
non uscivano parole, soffocate in gola dal dolore,
eppure, dentro di me pensavo sempre che tu eri tutto ciò di cui avevo bisogno.
Mi restò solo il viale alberato, con qualche auto parcheggiata
ed il sole davanti agli occhi, foto, ultima foto del tuo passaggio, del mio passato.
E sapevo che non saresti tornata indietro,
ma, Dio solo sa, quanto avrei voluto rivederti là in fondo,
come un raggio di sole trornare ad illuminare il mio buio.
Da quel giorno, non ti vidi più,
in casa, i tuoi cassetti rimasero sempre vuoti,
così come le risposte ai miei perchè,
e non ci fu più giorno o notte, nè pioggia nè sole, tutto,
da quel giorno era grigio, senza senso,
solo piccoli lampi di colore mentre ti ricordavo,
fino a quando il ricordo diventavi tu che sfumavi nel sole, in un giorno d'estate,
senza voltarti, senza neppure un saluto, e tutto tornava grigio,
eppure, eppure dentro di me pensavo sempre che tu eri tutto ciò di cui avevo bisogno.
(Lu)
ti seguivo con lo sguardo mentre eri sempre più lontana,
la tua figura si rimpiccioliva, sfumata dal sole,
ed io, dentro di me pensavo sempre che tu eri tutto ciò di cui avevo bisogno;
seduto con la testa fra le mani, i gomiti poggiati sulle ginocchia,
neppure avevo la forza di piangere.
Ti guardavo solamente, urlai il tuo nome,
poi mi accorsi che lo avevo fatto solo dentro me,
non uscivano parole, soffocate in gola dal dolore,
eppure, dentro di me pensavo sempre che tu eri tutto ciò di cui avevo bisogno.
Mi restò solo il viale alberato, con qualche auto parcheggiata
ed il sole davanti agli occhi, foto, ultima foto del tuo passaggio, del mio passato.
E sapevo che non saresti tornata indietro,
ma, Dio solo sa, quanto avrei voluto rivederti là in fondo,
come un raggio di sole trornare ad illuminare il mio buio.
Da quel giorno, non ti vidi più,
in casa, i tuoi cassetti rimasero sempre vuoti,
così come le risposte ai miei perchè,
e non ci fu più giorno o notte, nè pioggia nè sole, tutto,
da quel giorno era grigio, senza senso,
solo piccoli lampi di colore mentre ti ricordavo,
fino a quando il ricordo diventavi tu che sfumavi nel sole, in un giorno d'estate,
senza voltarti, senza neppure un saluto, e tutto tornava grigio,
eppure, eppure dentro di me pensavo sempre che tu eri tutto ciò di cui avevo bisogno.
(Lu)
venerdì 5 agosto 2011
IL SENTIERO
Alba di un altro nuovo giorno,
il sole torna ad illuminare la madre terra,
l’aria fresca sa di estate, si sente il profumo di vita, gioiosa e ricca bevanda:
Viene voglia di berne grandi sorsi, viene voglia di tenerla,
per dissetarsi nel cammino di un nuovo percorso che ci viene posto davanti.
Sento l’energia che sale in me, ne sento la forza ed al contempo la dolcezza;
vien voglia di volare, di unirsi al resto del cielo, di essere uno con l’infinito.
E sento te, Madre che mi prendi per mano, con il tuo sorriso,
e mi accompagni senza mai perderti, sempre sicura in ogni tuo gesto;
Ed il cammino si fa più lieve, più sereno,
il sorriso prende il suo posto sul viso, la calma nei pensieri e nei gesti
è ospite gradita e volentieri ne condivido il fare.
E mi sento bene, mi sento in pace con me e con il resto dell’universo;
Sorrido, ho voglia di cantare, di giocare come un bimbo,
mi guardo e gioisco del mio essere,
troppe lacrime nel mio passato, troppe volte mi sono arrabbiato,
troppe volte ho urlato inutilmente; Ora, chiedendo perdono
alle persone a cui ho fatto male, ho voglia di un nuovo sentiero,
non più comodo, non più levigato,
solo nuovo per ripartire e magari, con il tuo aiuto, Madre,
incontrare ancora chi per causa mia ha sofferto,
per donare un sorriso e chiedere scusa,
magari solo una piccola goccia di sereno nel suo dolore,
ma una goccia sincera, una goccia che possa dissetare,
anche solo per un poco ma vera, pulita, dettata dal cuore.
Ecco Madre ciò che vorrei nel mio percorso,
e lo vedo, vedo il sentiero e sento il profumo dell’erba,
voglio arrivarci, vorrei poterlo percorrere,
con Te, Madre, tenendoti per mano.
JSM - (Lu)
il sole torna ad illuminare la madre terra,
l’aria fresca sa di estate, si sente il profumo di vita, gioiosa e ricca bevanda:
Viene voglia di berne grandi sorsi, viene voglia di tenerla,
per dissetarsi nel cammino di un nuovo percorso che ci viene posto davanti.
Sento l’energia che sale in me, ne sento la forza ed al contempo la dolcezza;
vien voglia di volare, di unirsi al resto del cielo, di essere uno con l’infinito.
E sento te, Madre che mi prendi per mano, con il tuo sorriso,
e mi accompagni senza mai perderti, sempre sicura in ogni tuo gesto;
Ed il cammino si fa più lieve, più sereno,
il sorriso prende il suo posto sul viso, la calma nei pensieri e nei gesti
è ospite gradita e volentieri ne condivido il fare.
E mi sento bene, mi sento in pace con me e con il resto dell’universo;
Sorrido, ho voglia di cantare, di giocare come un bimbo,
mi guardo e gioisco del mio essere,
troppe lacrime nel mio passato, troppe volte mi sono arrabbiato,
troppe volte ho urlato inutilmente; Ora, chiedendo perdono
alle persone a cui ho fatto male, ho voglia di un nuovo sentiero,
non più comodo, non più levigato,
solo nuovo per ripartire e magari, con il tuo aiuto, Madre,
incontrare ancora chi per causa mia ha sofferto,
per donare un sorriso e chiedere scusa,
magari solo una piccola goccia di sereno nel suo dolore,
ma una goccia sincera, una goccia che possa dissetare,
anche solo per un poco ma vera, pulita, dettata dal cuore.
Ecco Madre ciò che vorrei nel mio percorso,
e lo vedo, vedo il sentiero e sento il profumo dell’erba,
voglio arrivarci, vorrei poterlo percorrere,
con Te, Madre, tenendoti per mano.
JSM - (Lu)
giovedì 4 agosto 2011
IL DONO
Ti donerò fiori recisi, senza petali,
per ricordati in un Amore finito;
Ti donerò cristalli di ghiaccio, quelli che dal mio cuore ho tolto,
per ricordarti il mio dolore;
Ti donerò un bacio con le labbra insanguinate,
per farti sentire il mio calore, per farti capire che il mio non è rancore;
Ti donerò l’infinito di una stanza buia,
per ricordarti che,senza te il mio mondo è finito;
Ti donerò il mare di notte,
per ricordarti le lacrime che per te ho versato;
Ti donerò montagne di nuda roccia,
per ricordarti quanto è stato duro dover rinunciare al tuo sorriso;
Ti donerò una manciata di sale,
per ricordarti la mia sete di un tuo bacio;
Ti donerò i miei occhi,
per ricordarti che senza di te il mondo non ha colore, tutto è grigio,
per farti vedere ciò che ora, vedo io;
Ti donerò un’orologio senza lancette,
per ricordarti che, ora, il tempo non ha più tempo per me;
Ti donerò una scatola di legno vuota, chiusa da un lucchetto,
per farti capire ciò che in me c’è adesso;
Ti donerò infine, l’ultimo mio sorriso,
perché non vada perso, perché era tuo, e nessun’altro lo potrebbe avere;
Ed ora, eccomi qui, a mani vuote, pronto a tornare indietro,
pronto al nulla,
a percorrere una strada in salita, nel buio di un bosco in inverno,
a cercare un sole che possa scaldare un giorno,
ancora le mie ossa ed il mio cuore.
A piedi nudi sui sassi e fra i rovi,
il freddo sul viso e nel cuore,
pronto al mio destino.
(Lu)
per ricordati in un Amore finito;
Ti donerò cristalli di ghiaccio, quelli che dal mio cuore ho tolto,
per ricordarti il mio dolore;
Ti donerò un bacio con le labbra insanguinate,
per farti sentire il mio calore, per farti capire che il mio non è rancore;
Ti donerò l’infinito di una stanza buia,
per ricordarti che,senza te il mio mondo è finito;
Ti donerò il mare di notte,
per ricordarti le lacrime che per te ho versato;
Ti donerò montagne di nuda roccia,
per ricordarti quanto è stato duro dover rinunciare al tuo sorriso;
Ti donerò una manciata di sale,
per ricordarti la mia sete di un tuo bacio;
Ti donerò i miei occhi,
per ricordarti che senza di te il mondo non ha colore, tutto è grigio,
per farti vedere ciò che ora, vedo io;
Ti donerò un’orologio senza lancette,
per ricordarti che, ora, il tempo non ha più tempo per me;
Ti donerò una scatola di legno vuota, chiusa da un lucchetto,
per farti capire ciò che in me c’è adesso;
Ti donerò infine, l’ultimo mio sorriso,
perché non vada perso, perché era tuo, e nessun’altro lo potrebbe avere;
Ed ora, eccomi qui, a mani vuote, pronto a tornare indietro,
pronto al nulla,
a percorrere una strada in salita, nel buio di un bosco in inverno,
a cercare un sole che possa scaldare un giorno,
ancora le mie ossa ed il mio cuore.
A piedi nudi sui sassi e fra i rovi,
il freddo sul viso e nel cuore,
pronto al mio destino.
(Lu)
martedì 2 agosto 2011
Pillole n°11
Ora, cosa prescriveresti per un uomo affetto da melanconia?
-Il cambiamento- replicò all'istante. Qualcosa che lo distolga da se stesso e dal suo morboso rimuginare e gli restituisca l'interesse nelle cose, gli fornisca una ragione di vita.
[Jack London]
-Il cambiamento- replicò all'istante. Qualcosa che lo distolga da se stesso e dal suo morboso rimuginare e gli restituisca l'interesse nelle cose, gli fornisca una ragione di vita.
[Jack London]
PENSIERI
Come aria, invisibili ma presenti,
sempre con noi, sempre in noi,
ad ogni passo, ad ogni respiro, li viviamo, ne facciamo fonte di vita,
schiavi di un gioco della mente,
li subiamo, li usiamo per vivere,
li respiriamo e ci sbattono a terra se trasformati in tempesta.
Pensieri, vaghi giochi di prestigio di un mago in miseria,
calesse trainato da vecchi cavalli,
li vediamo per un'attimo, li tocchiamo a volte con il cuore,
regalano emozione, ci fanno cadere nel buio della depressione;
Pensieri, parte della nostra esistenza,
compagni fedeli di lunghe passeggiate nel prato della fantasia,
lugubri demoni se ci inoltriamo nella nera foresta dell'oblio,
ed ora che vi ho citato, neppure ora ne siete contenti,
e siete li, come acqua a rosicchiare la roccia fino a sbriciolarla,
a vivere di me, in me e, a volte, per me.
Vi alimento e se cerco riparo fate il gioco del nascondino,
pronti ad uscire fuori al primo sorriso, per farlo smettere
o, assurda situazione, per renderlo ancor più bello.
Pensieri, mai sarete liberi da me, incontrerete altri di voi ma,
alla sera, nel buio della notte,
tornerete in me, per riposare,
pronti ad un nuovo risveglio,
e sarà così. fino all'ultimo giorno,
solo allora ci saluteremo e chissà,
magari ci ritroveremo in altre forme,
a giocare ancora come bambini, a farci male come crudeli carcerieri.
Pensieri, ora, per un solo attimo, restate in me,
lasciate ch'io possa riposare un poco,
solo un'attimo, e torneremo a camminare fianco a fianco.
(Lu)
sempre con noi, sempre in noi,
ad ogni passo, ad ogni respiro, li viviamo, ne facciamo fonte di vita,
schiavi di un gioco della mente,
li subiamo, li usiamo per vivere,
li respiriamo e ci sbattono a terra se trasformati in tempesta.
Pensieri, vaghi giochi di prestigio di un mago in miseria,
calesse trainato da vecchi cavalli,
li vediamo per un'attimo, li tocchiamo a volte con il cuore,
regalano emozione, ci fanno cadere nel buio della depressione;
Pensieri, parte della nostra esistenza,
compagni fedeli di lunghe passeggiate nel prato della fantasia,
lugubri demoni se ci inoltriamo nella nera foresta dell'oblio,
ed ora che vi ho citato, neppure ora ne siete contenti,
e siete li, come acqua a rosicchiare la roccia fino a sbriciolarla,
a vivere di me, in me e, a volte, per me.
Vi alimento e se cerco riparo fate il gioco del nascondino,
pronti ad uscire fuori al primo sorriso, per farlo smettere
o, assurda situazione, per renderlo ancor più bello.
Pensieri, mai sarete liberi da me, incontrerete altri di voi ma,
alla sera, nel buio della notte,
tornerete in me, per riposare,
pronti ad un nuovo risveglio,
e sarà così. fino all'ultimo giorno,
solo allora ci saluteremo e chissà,
magari ci ritroveremo in altre forme,
a giocare ancora come bambini, a farci male come crudeli carcerieri.
Pensieri, ora, per un solo attimo, restate in me,
lasciate ch'io possa riposare un poco,
solo un'attimo, e torneremo a camminare fianco a fianco.
(Lu)
UOMINI
Deserti di destini bruciati al sole,
fiamme riducono in cenere civiltà millenarie,
memorie tramandate ormai ridotte a inutili cumuli di ricordi,
il pesante passo sulla sabbia lascia impronte
di sangue intrise.
Guerre, uomini contro uomini,
inutile atto di crudeltà,
morte e agonia, tortura e delirio,
come affamate bestie ci divoriamo per un pezzo di metallo;
perdiamo il senno di fronte al potere,
ci uniamo in gruppi come lupi affamati
che uccidono per cibo
non per sete di denaro,
padroni del nostro destino,
schiavi dell'avidità,
viviamo in un nulla di cose materiali,
incapaci dell'Amore, incuranti di procurare dolore,
camminiamo seguendo altre orme di sangue intrise,
seguendo un destino tramandato,
che neppure capiamo,
neppure ci chiediamo perchè,
inutile corsa al tutto,
non c'è premio, non c'è vincitore,
solo inermi e piccoli uomini vinti e umiliati,
solo morte, delirio e distruzione,
solo il nulla.
(Lu)
fiamme riducono in cenere civiltà millenarie,
memorie tramandate ormai ridotte a inutili cumuli di ricordi,
il pesante passo sulla sabbia lascia impronte
di sangue intrise.
Guerre, uomini contro uomini,
inutile atto di crudeltà,
morte e agonia, tortura e delirio,
come affamate bestie ci divoriamo per un pezzo di metallo;
perdiamo il senno di fronte al potere,
ci uniamo in gruppi come lupi affamati
che uccidono per cibo
non per sete di denaro,
padroni del nostro destino,
schiavi dell'avidità,
viviamo in un nulla di cose materiali,
incapaci dell'Amore, incuranti di procurare dolore,
camminiamo seguendo altre orme di sangue intrise,
seguendo un destino tramandato,
che neppure capiamo,
neppure ci chiediamo perchè,
inutile corsa al tutto,
non c'è premio, non c'è vincitore,
solo inermi e piccoli uomini vinti e umiliati,
solo morte, delirio e distruzione,
solo il nulla.
(Lu)
lunedì 1 agosto 2011
ONDA LUNGA
Onda lunga,
anche oggi il mare con il suo sciabordio ci racconta favole,
ci rende spettatori e protagonisti di un nuovo raggio di sole,
ci fa bagnare fra le sue braccia, ci fa giocare,
illuminato dal sole scalda la sua acqua per non farci sentire troppo freddo,
sul bagnasciuga camminiamo, lasciando impronte di un’attimo,
disegna la barca lunga scia bianca,
le colorate boe risaltano sullo specchio d’acqua,
poco lontano bambini che giocano in acqua,
sollevano grandi spruzzi, colorano l’aria;
la schiuma di un nuotatore, il rumore delle sue braccia che entrano in acqua,
tutto è emozione, tutto è bello;
Mi soffermo ad osservare l’orizzonte,
fusione fra terra e cielo, fusione di azzurri, incrocio di vita e destino.
Sabbia, calda e umida sotto ai miei piedi,
passeggio sulla riva, l’acqua lambisce le mie caviglie
l’onda lunga, mi riporta a giorni passati, ricordi lontani,
sorrido al sole e mi ritrovo sul molo,
passi decisi dalla sabbia alla pietra,
ricordi, sottili e caldi, lasciano il posto a più solida realtà,
quella di tutti i giorni, quella che ci fa costruire il domani,
con nuovi orizzonti e nuovi sogni.
(Lu)
anche oggi il mare con il suo sciabordio ci racconta favole,
ci rende spettatori e protagonisti di un nuovo raggio di sole,
ci fa bagnare fra le sue braccia, ci fa giocare,
illuminato dal sole scalda la sua acqua per non farci sentire troppo freddo,
sul bagnasciuga camminiamo, lasciando impronte di un’attimo,
disegna la barca lunga scia bianca,
le colorate boe risaltano sullo specchio d’acqua,
poco lontano bambini che giocano in acqua,
sollevano grandi spruzzi, colorano l’aria;
la schiuma di un nuotatore, il rumore delle sue braccia che entrano in acqua,
tutto è emozione, tutto è bello;
Mi soffermo ad osservare l’orizzonte,
fusione fra terra e cielo, fusione di azzurri, incrocio di vita e destino.
Sabbia, calda e umida sotto ai miei piedi,
passeggio sulla riva, l’acqua lambisce le mie caviglie
l’onda lunga, mi riporta a giorni passati, ricordi lontani,
sorrido al sole e mi ritrovo sul molo,
passi decisi dalla sabbia alla pietra,
ricordi, sottili e caldi, lasciano il posto a più solida realtà,
quella di tutti i giorni, quella che ci fa costruire il domani,
con nuovi orizzonti e nuovi sogni.
(Lu)
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